Ed Wood Jr, il re del cinema di serie Z avrebbe compiuto 90 anni il 10 ottobre
Effetti speciali improbabili, scenografie inesistenti, eccessi attoriali, ingenuità registiche, trame folli. Tutto questo ha fatto conquistare a Ed Wood Jr il titolo di peggior regista della storia del grande schermo. Eppure un filo non troppo invisibile ha collegato la sua carriera, una cinquantina di film tra gli anni ’50 e i ’70, alle vette della storia del cinema.
Charlie Chaplin, nel suo “Un re a New York” (1957), sovrano europeo spodestato e riparato in America, cerca di distrarsi al cinema ed assiste perplesso al trailer dell’immaginario “Man or Woman”, pellicola basata sullo scambio di identità sessuali. E’ un’allusione ironica proprio al primo lungometraggio di Wood, girato con mezzi economici quasi inesistenti, “Glen or Glenda” (1953). Il film è considerato alla base della “sexploitation”, cioè quel genere basato sullo spaccio di contenuti sessuali molto forti e a buon mercato. Vorrebbe essere una “docu-fiction” sul tema della transessualità. Uno dei temi favoriti del “Maestro”, poiché egli stesso ha l’abitudine, fin dall’infanzia, di indossare abiti femminili.
Edward Davis Wood Jr nasce a Poughkeepsie, New York, il 10 ottobre 1924. Suo padre, Ed Senior, lavora alle poste; sua madre Lilian avrebbe voluto una bambina, dunque trova del tutto naturale vestire il piccolo con abiti femminili, abitudine che il figlio, pur essendo etero, conserverà per tutta la vita. Porterà il reggiseno anche sotto l’uniforme, quando combatterà nel Pacifico, guadagnandosi una medaglia al valore.
Per il suo dodicesimo compleanno, riceve in regalo una cinepresa. Inizia a prendere forma la sua passione per il cinema. Una passione, purtroppo, niente affatto ricambiata. L’entusiasmo a Ed non manca di certo. A mancare è la minima capacità registica. Nel sottobosco hollywoodiano del dopoguerra si tratta però di un peccato veniale. Esordisce nel 1947 come autore pubblicitario e l’anno successivo dirige il “corto” western “Streets of Laredo”. Ritiene di avere molto in comune con Orson Welles ed è convinto di avere già in cantiere un’ottima risposta a “Quarto potere”. Il giovane Wood si considera soprattutto l’erede dei gloriosi generi di due decenni prima: western, noir, fantascienza e, soprattutto, horror. La “svolta” nella sua carriera arriva infatti con l’amicizia con Bela Lugosi, il leggendario Dracula del capolavoro di Tod Browning del 1931.
Ormai malato, morfinomane e ridotto in miseria, il 70enne ex-divo ungherese, di cui il regista, neanche a dirlo, è un fan sfegatato, costituisce comunque una garanzia di sicuro richiamo per il pubblico a cui Ed intende rivolgersi. Gireranno insieme “Glen or Glenda” (1953), “La sposa del mostro” (1955) e quello che Wood ha sempre considerato il suo capolavoro, “Plan 9 from Outer Space” (1959), uscito dopo la morte di Lugosi. E’ la storia di un attacco alieno alla Terra, condotto con un’arma laser capace di far resuscitare i morti. Il film è un’antologia perfetta dello “stile Wood”: scenografie povere all’inverosimile e paragonabili alle quinte di una recita scolastica; nell’interno dell’astronave lo sfondo è un sipario, gli alieni sono attori completamente struccati con addosso un pigiama catarifrangente; nella cabina di un aereo i “piloti” cercano invano di nascondere di non avere nessuna cloche in mano; i dischi volanti sono frisbee argentati appesi a fili perfettamente visibili oppure lanciati da un lato all’altro dell’inquadratura. E’ ben chiaro il tentativo di emulare gli stili e le modalità narrative de “L’invasione degli ultracorpi” di Don Siegel, de “La guerra dei mondi” di Byron Haskin e addirittura il “Nosferatu” di Murnau. Wood è convinto di lasciare il segno anche nel genere poliziesco, con “Jail Bait” (1954), un noir sulle vicende di un gangster che si sottopone a una plastica facciale per far perdere le proprie tracce.
Alla fine degli anni ’60 il filone dei B-movies si esaurisce. Il pubblico non va più al drive-in o nelle sale di quarta visione. Non servono più film di largo consumo a basso costo. La fascia intermedia tra cinema “alto” e “trash” puro cessa di esistere. Tutto quello che non è cinema di serie A finisce compresso nella pattumiera dello splatter e del porno. Ed è proprio questa l’ultima fermata della carriera di Wood che, gravemente alcolizzato, muore a Hollywood il 10 dicembre 1978. Per tutta la sua vita, il suo nome è rimasto pressoché sconosciuto al pubblico del cinema che conta. Poi scatta immancabile il processo di rivalutazione.
Nel 1980, i fratelli Michael e Harry Medved, critici cinematografici, inventano il premio satirico “Golden Turkey Awards” (“Premio Tacchino d’Oro”), elencando in un libro tutti i film talmente brutti da rasentare la genialità. Il primo classificato è “Plan 9”. E il peggior regista della storia del cinema è dichiarato ufficialmente Ed Wood Jr.
Nel 1992 viene pubblicata una biografia del “Maestro”: “Nightmare of Ecstasy” di Rudolph Grey. Due anni dopo, dal libro, Tim Burton realizzerà il film biografico “Ed Wood”, con Johnny Depp. Bela Lugosi sarà Martin Landau, che vincerà l’Oscar come miglior attore non protagonista. Pur di poter girare in bianco e nero, Burton rinuncia addirittura alla produzione Columbia, per avere “solo” 18 milioni di dollari dalla Disney. Scelta sicuramente azzeccata. Il film incassa poco ma fa entrare definitivamente nell’olimpo del cinema un vero genio nel campo della mancanza di talento.