Le luci sul Muro

Il Muro di Berlino e il cinema, filmografia essenziale a 25 anni della caduta della barriera tra le due Germanie, la BRD dell’ovest e la DDR dell’est

 

  1. Good Bye Lenin! di Wolfgang Becker (2003)

Il Muro è caduto e la mamma, attivista comunista, è appena uscita dal coma. Il 20enne Alex cerca di evitarle lo shock fingendo che la Germania Est esista ancora. Trucchi, travestimenti, equivoci, corse, dramma e commedia mescolati in un clamoroso successo di pubblico e critica. La satira convive con un inno all’amore che non ammette repliche. Filiale, fraterno, materno, romantico, universale, è solo l’amore che può dare all’uomo una forza travolgente contro le avversità. L’immagine della DDR è un po’ troppo favolistica ma il messaggio commuove e il divertimento non si ferma mai.

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  1. Top Secret! di David Zucker, Jim Abrahams, Jerry Zucker (1984)

La comicità demenziale anni ’80 in trasferta oltre la cortina di ferro. La rock star Val Kilmer sventa un complotto spionistico a Berlino Est. Il trio di autori de “L’aereo più pazzo del mondo” si trasferisce in una DDR volutamente e ostentatamente identica alla Germania nazista di 40 anni prima. Caricature di tutti i clichè del cinema di guerra e di spionaggio, citazioni cinematografiche in abbondanza. Memorabile l’esecuzione di “Tutti frutti” con un quartetto d’archi.

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  1. Le vite degli altri di Florian Henckel (2006)

Nell’URSS di Stalin un agente del KGB ogni 6.000 abitanti. Nella Germania nazista, uno della Gestapo ogni 2.000. Nella DDR, c’era un agente della Stasi ogni 63 abitanti e un informatore ogni sei. Come la guida di un museo criminale, Henckel ci conduce all’interno della forma di oppressione politica più capillare della storia dell’uomo. Microspie, interrogatori, ricatti, brandelli di tessuto conservati per l’olfatto dei cani. Finchè non ci si mette di mezzo quel fastidioso vizio che è il senso di umanità. Quando l’inflessibile capitano si accorge che non sta spiando uno scrittore perché sarebbe “un nemico del popolo” ma solo perché un ministro si è invaghito della moglie e vuole toglierlo di mezzo, capisce in un attimo quello che è giusto fare. Oscar come miglior film straniero.

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  1. Fatherland di Ken Loach (1986)

Un cantautore dissidente riesce a saltare il Muro ma non trova esattamente il paradiso che si aspettava. Il luminare del cinema europeo di sinistra, con il suo solito stile fintamente buttato via, racconta speranze, coraggio, ribellione e delusioni di un fuggitivo. Ovviamente, trattandosi di Ken Loach, lo sguardo sulla RBD, metafora dell’intero occidente, non può che essere ipercritico. Un po’ dramma esistenziale, un po’ invettiva politica, un po’ spy-story. Il protagonista che da un piano alto di Berlino ovest, guarda il suo vecchio mondo lascia interrogativi aperti anche a distanza di 30 anni. Mai distribuito nelle sale italiane e liberamente tratto dalla storia vera dell’interprete protagonista, il cantante Gerulf Pannach.

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  1. Totò e Peppino divisi a Berlino di Giorgio Bianchi (1962)

I due mostri sacri della comicità, nel solito film di cassetta diretto da un esperto, fotografano uno snodo fondamentale del dopoguerra: la caccia ai nazisti che passa in secondo piano dopo la costruzione del Muro. Americani e sovietici cercano di estorcere segreti militari all’emigrante Totò, sosia di un ufficiale delle SS. Il finale, con l’entrata in scena della Cina, è in anticipo sui tempi di almeno un decennio.

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  1. Uno, due, tre! di Billy Wilder (1961)

Geniale commedia d’azione a cavallo tra le due Berlino. Il Muro, che non c’era durante le riprese, è una drammatica realtà quando il film esce e il pubblico tedesco ed europeo non intende affatto scherzarci sopra. Oggi possiamo apprezzarlo per quello che è: l’ennesimo capolavoro di ritmo e comicità del Maestro Wilder, con uno scatenato James Cagney, direttore della Coca-Cola di Berlino ovest alle prese con l’ingenua figlia del suo principale che, in un attimo, si innamora di un attivista comunista dell’est, lo sposa e si ritrova in dolce attesa. Battute folgoranti: “Dica ai dipendenti che non devono più scattare sull’attenti, ora vivono in una democrazia!” “Appunto, prima potevo ordinargli di non scattare sull’attenti, adesso non più”.

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  1. La quarta guerra di John Frankenheimer (1990)

Il titolo richiama una frase di Albert Einstein: “Non so con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta di sicuro sarà combattuta con le pietre”. 1988, tutto sta per finire. Ma al confine tra BRD e Cecoslovacchia, un ufficiale americano e uno sovietico ingaggiano una guerra personale che degenera in un combattimento tra due belve ferite. Praticamente un “Duello nel Pacifico” trasferito dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda. I due protagonisti Roy Scheider e Jürgen Prochnow si fronteggiano in un film diretto da un regista di livello ma piuttosto vicino al B-movie.

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