Enrico Montesano in “C’è qualche cosa in te…” al Sistina

enrico montesano

Un Montesano, in splendida forma,  ripercorre fino al 25 gennaio i 50 anni di storia del Sistina, raccontando le difficoltà economiche e identitarie del teatro italiano di oggi

montesano_scenaC’è un’Italia che corre e si affanna alla ricerca del guadagno facile. Un’Italia “maledetta” dove tutto ha un prezzo, tutto può essere comprato a tal punto che “le banconote asciugano le lacrime meglio di un fazzoletto”. E poi c’è l’Italia vera, genuina e custode della nostra lunga tradizione culturale incarnata anche nei valori di lealtà, affetto e stima reciproca. Un lato magico e profondamente melanconico che trova la sua perfetta dimensione in un vecchio deposito di costumi di scena. In questo luogo incantato e incontaminato dall’ipocrisia umana, le lancette dell’orologio sono ferme, riottose a ogni contingenza temporale. È qui che sono gelosamente custoditi gli abiti che hanno segnato i 50 anni di storia della commedia musicale, quel genere tipicamente italiano che ancora oggi porta la firma “G&G”, ovvero Giovannini e Garinei. Migliaia di tessuti di ogni sorta, custoditi gelosamente e con la massima dedizione da Nando Ciavatta (Enrico Montesano), ultimo testimone di un periodo che fu d’oro per il teatro. Arroccato nell’edificio, privo quasi completamente di ogni contatto con il mondo esterno e inebriato dalla storia racchiusa in ogni singolo costume di scena, l’uomo passa le giornate a prendersi cura del “suo” straordinario guardaroba e, indossando di volta in volta un vestito diverso, a riviverne quelle stesse magie che un tempo scatenarono gli applausi del pubblico pagante. Perché ora, a chiedergli in prestito gli abiti, non ci sono più registi e attori: il teatro soprastante ha infatti smesso di pulsare già da tempo. Perciò non passa troppo tempo ché società senza scrupoli bussino alla sua porta esibendo un documento di sfratto: tutto l’edificio sarà raso al suolo e al suo posto sorgerà un Centro Commerciale. E non è un caso l’utilizzo delle maiuscole, come si lamenta lo stesso Nando, perché, a differenza del teatro (minuscolo), questo roboante sintagma deve impressionare e colpire le fantasie dei futuri clienti.

foto-enrico-balletto-tutto1E quale teatro, se non il Sistina, poteva meglio prestarsi a rappresentare questa continua lotta fra cultura e denaro, fra ricchezza e povertà spirituali, fra passione e bieche logiche di mercato, fra dedizione e ipocrisia? Il Sistina… Il quale ha visto esibirsi proprio qui alcuni degli spettacoli che hanno segnato e animato la storia culturale del Belpaese come “Rugantino”, “Ciao Rudy”, “Se il tempo fosse un gambero” o “Buonanotte Bettina”… E quale artista, se non l’eclettico Enrico Montesano, sarebbe stato in grado di ripercorrere, con sorniona ironia e garbo, questa storia costellata di successi e momenti indimenticabili? Alla base del nuovo spettacolo musicale di Enrico Montesano, “C’è qualche cosa in te…”, in scena al Sistina fino al 25 gennaio, l’artista, ripercorrendone i 50 anni di storia, racconta le difficoltà economiche e identitarie del teatro di oggi. Un tema di scottante attualità che ha raggiunto il momento più buio con la chiusura dell’Eliseo per sfratto. Per questo la storia è semplice, scorre leggera e senza sussulti, ha un lieto fine tecnicamente a sorpresa ma inquadrato perfettamente nel genere della commedia musicale: fa da cornice alle battute e ai monologhi del Montesano “one man show” che attacca e divelte le logiche affaristiche che governano il mondo, a discapito dei buoni valori. Per riuscire nel suo intento, l’artista romano si affida alla Storia del teatro – o almeno a una parte di essa – cercando di trasmettere quella stessa magia e quella stessa aria incantata che respira il suo personaggio Nando Ciavatta. Enrico Montesano continua così il suo percorso di riscoperta del teatro e in particolare del Sistina. Un viaggio che aveva intrapreso lo scorso ottobre in compagnia di Pippo Baudo nello spettacolo “Sistina Story” e che ora porta avanti aggiungendo un tassello in più, legato all’attualità. Sul “treno”, al posto del conduttore siciliano, è salita una “masnada” di giovani scatenati che lo hanno accompagnato su quelle stesse tavole di legno che videro esibirsi alcuni dei più grandi artisti italiani: da Paolo Panelli a Delia Scala, da Marcello Mastroianni a Renato Rascel, da Nino Manfredi a Walter Chiari e Bice Valori. Attori, cantanti e ballerini hanno animato per quasi tre ore la platea del Sistina, offrendo a Enrico Montesano una valida spalla. Lui, che al Sistina è cresciuto artisticamente. Lui, impareggiabile Rugantino dei nostri tempi. Lui, che ha amato e ama così intensamente il teatro da non poterne proprio fare a meno. E si nota: in forma sorprendentemente smagliante, improvvisa, incalza gli altri personaggi, scherza parlando di economia, politica e società. Difende l’italiano e la purezza della lingua, oggi più che mai sotto scacco per l’influenza straboccate degli anglicismi. Ma soprattutto appassiona, facendoci volare con la fantasia e facendoci rimpiangere il momento in cui in platea si riaccendono le luci.

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