Share a coffee, la solidarietà in un caffè sospeso

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Anche a Roma sta prendendo piede l’iniziativa del caffè sospeso. Occhio ai bar che affiggono il logo “Share a coffee”

di Vittoria Auricchio

Una buona azione, nient’altro. Il caffè sospeso è questo. Chiamatela tradizione, servizio, scarica-coscienze, ma alla fine è sempre e solo una buona azione.

Si racconta che l’origine di tutto si debba a Napoli, patria della “tazzina”, dove, per arginare le dispute che sorgevano al momento di pagare il caffè tra gruppi di amici o conoscenti incontrati al bar, poteva succedere che si pagasse un caffè in più. In tali casi non si chiedevano indietro i soldi ma si lasciava il resto a favore di uno sconosciuto che di lì a poco avrebbe preso il caffè e che non poteva permetterselo.

Per mantenere viva questa tradizione e coinvolgere tutti quelli che ancora non la conoscono è nata l’iniziativa “Share a coffee” .

Basterà scaricare l’ e darlo al proprio bar di fiducia. Andrà attaccato sulla porta o direttamente sulla cassa così chi si troverà a pagare capirà che potrà lasciare “in sospeso” anche pochi centesimi. Dall’altra parte, invece, chi vedrà l’adesivo capirà che in quel bar o caffetteria ci sarà un caffe ad aspettarlo.

Un piccolo gesto, facile e veloce, che però può cambiare le giornate donando un sorriso a tutti, perché un caffè non si nega a nessuno.

E come scrisse il grande scrittore Luciano de Crescenzo che al caffè sospeso dedicò un libro intero: “Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…”

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