22 Luglio 2001: muore Indro Montanelli

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Il 22 Luglio 2001 muore uno dei più grandi giornalisti del XX secolo: Indro Montanelli.

Indro Alessandro Raffaello Schizogene Montanelli, è stato un giornalista, saggista e commediografo italiano. Fu per circa quattro decadi il giornalista di punta del Corriere della Sera e per vent’anni guidò un’importante quotidiano, creato da Montanelli stesso, Il Giornale. 

Nasce a Fucecchio in Toscana il 22 Aprile  1909, frequenta il liceo classico, dove suo padre insegnava, e sin da piccolo soffre di depressione o meglio di disturbo bipolare, infatti come lui stesso racconta :” La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando -Muoio, muoio!-. Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po’ mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell’anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente”

Dopo i primi articoli giovanili, Montanelli inizia a pubblicare sui quotidiani più famosi come Frontespizio di Piero Bargellini, esordendo con un articolo su Lord Byron e il cattolicesimo. Nel 1932 conosce Berto Ricci, fondare dell‘ Universale, con  il quale inizia  a collaborare. Nello stesso anno, secondo il racconto che fece a Enzo Biagi nel 1982, Mussolini stesso lo elogiò per un articolo anti-razzista. Dopo la chiusura dell’Universale, nel 1934 si trasferì a Parigi dove iniziò a scrivere per il Paris-Soir. Fu inviato infatti come corrispondente prima in Norvegia e poi in Canada. Gli articoli spediti da Montanelli dal Canada furono notati dall’agenzia di stampa statunitense United Press con la quale poi collaborò. Ma fu la rivista parigina ad offrirgli il suo primo scoop ovvero un’intervista con il magnate americano Henry Ford.

Nel 1935 l’Italia fascista invade l’Etiopia, così Montanelli chiede all’United Press di essere mandato come inviato. Dopo il rifiuto dell’agenzia di stampa americana, il giornalista si arruola volontario, ma viene ferito ad una gamba ed è costretto a tornare in Italia. Dopo il breve soggiorno in Etiopia pubblicò un libro-reportage “XX battaglione Eritreo”, che iniziò a scrivere in guerra e raggiunse le 30.000 copie vendute. Montanelli aveva 26 anni.

Gli anni del secondo conflitto mondiale, per Montanelli e sua moglie, furono caratterizzati da eventi incredibili nonché tragici. Indro iniziò a lavorare nel 1938 per “Il Corriere della Sera” e fece l’inviato di guerra in giro per l’Europa, Albania, Germania (dove conobbe nel 1939 nel  Corridoio di Danzica Adolf Hitler) Finlandia, Polonia ed Estonia dove assistette alle diverse invasioni della Germania. Nel 1944 Montanelli fu arrestato insieme alla moglie per articoli diffamatori verso il regime. Fu imprigionato sotto controllo tedesco nella prigione di Gallarate, qui scrisse molte lettere per ricevere soccorso, in particolare all’Arcivescovo di Milano il quale gli salvò la vita, infatti tutti i suoi compagni di cella vennero fucilati, tranne Indro e sua moglie. In seguito vennero spostati al carcere di San Vittore, carcere gestito da italiani, ma anche qui tutti i suoi compagni di cella vennero di nuovo fucilati ad esclusione dei coniugi Montanelli.

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Dopo la fine della guerra, Montanelli scrisse sempre per Il Corriere della Sera fino al 1972, quando ebbe dei conflitti con le nuove direttive del giornale. Nel 1974 fondò  il suo quotidiano “Il Giornale” seguendo lo stile di scrittura appreso negli States, quindi con una scrittura facile e senza un’orientamento politico concreto ma ideale. Nel 1977 fu vittima di un attentato delle brigate rosse, ma non venne ferito gravemente. Nel 1979 fino al 1994 collaborò con Silvio Berlusconi, allora imprenditore edile, il quale diventò socio di maggioranza del Giornale. Sempre nel ’94 fondò la Voce, ma dopo quasi un anno chiuse i battenti. Muore nel 2001 nell’ospedale di Milano.

Montanelli viene ricordato per essere stato un  giornalista dalla prosa secca e asciutta, in grado di spaziare dall’editoriale al reportage e al corsivo pungente. Grande personalità del XX secolo, restò sempre fedele alle sue idee nonostante le grandi figure conosciute nella sua vita, un giornalista come pochi ormai, vissuto in un epoca che ha segnato, come lui, il futuro dell’Italia.

 a cura di Andrea Pica

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