L’unico teatro elisabettiano d’Italia rappresenta dal 3 al 20 settembre Otello, tragedia in due atti dove domina la gelosia.
William Shakespeare ha vissuto e scritto cinque secoli fa. Da allora molte cose sono cambiate. Si frequentano poco teatri e cinema, e si legge ancora meno. La tecnologia avanza e, al posto delle lunghe lettere d’amore e delle serenate sotto il balcone della persona che ci fa battere il cuore, basta un sms o un messaggio su un social network.
Eppure la magia del Bardo e delle sue opere, siano esse commedie o tragedie, non ha subito mai un crollo. Ognuno di noi conosce qualche frase scritta dal drammaturgo e, chissà, spera di essere protagonista di storie passionali e epiche come quelle dei suoi personaggi.
La magia di Shakespeare rinasce nelle sere d’estate sul palco del Silvano Toti Globe Theatre di Roma. Nato nel 2003 per un’intuizione di Gigi Proietti e con il sostegno della Fondazione Silvano Toti e dell’Amministrazione Capitolina, il Globe Theatre è l’unico teatro elisabettiano d’Italia, inserito nella suggestiva cornice di Villa Borghese.
Dal 3 al 20 settembre gli spettatori che si recano al Globe Theatre possono rivivere una delle tragedie più famose del Bardo, l’Otello, per la regia di Marco Carniti e nella traduzione di Vittorio Gassman.
La storia, di per sé, è molto semplice, priva di quegli elementi fantastici e magici che il Bardo inserisce in alcune opere, come nel Sogno di una notte di mezza estate.
Qui il dramma non nasce da interventi esterni o dal capriccio di esseri superiori.
Tutto nasce da Jago, divorato dal rancore verso Otello, il Moro di Venezia che ai suoi occhi ha ricevuto tutto dalla vita: una brillante carriera militare e l’amore della nobile Desdemona. Un rancore che lo consuma e che condurrà tutti i personaggi al tragico epilogo.
Con Otello, il Bardo si affida a sentimenti primitivi che nell’opera nessuno riesce a controllare. L’invidia che lacera Jago e che lo spinge a complottare contro il Moro, le pene d’amore di Roderigo, il giovane che si strugge per Desdemona, e ovviamente la gelosia, quel “mostro dagli occhi verdi” che tutti, almeno una volta nella vita abbiamo provato e che provocherà l’ira di Otello.
Una tragedia scritta nel 1603 che, sorprendentemente, contiene elementi attuali, a cominciare dal protagonista. Otello è Moro in un posto dove la sua diversità non è accettata dalla maggior parte dei cittadini, che lo tollerano solo per la sua bravura militare. Cerca il riscatto con l’amore di Desdemona, colei che sola riesce a scrutare il suo animo e a capirlo. Ma la solitudine di Otello, l’incomprensione che sente nei suoi confronti, alimenterà i dubbi e permetterà a Jago di soggiogarlo.
Jago è l’antenato di personaggi cinici e senza scrupoli che attualmente spopolano in tv, uno fra tutti Frank Underwood di House of cards.
“Tesserò una rete che li intrappolerà tutti” è la promessa di Jago, e sul palco i segni tangibili della sua insidia sono rappresentati da cancelli che racchiudono i personaggi, li imprigionano, negano l’uscita.
Cancelli che sarannolo sfondo del crimine di Otello, che accecato dalla gelosia strangola Desdemona nel letto nuziale, in una scena straziante che ricorda i troppi episodi di violenza subiti dalle donne per mano dei propri compagni.
Ma il ciclo di equivoci e di orrore colpirà anche il suo fautore: Jago verrà scoperto e torturato. Un monito di Shakespeare per ricordarci che la vendetta e l’inganno non pagano?
Lo spettacolo è giunto alla fine. Gli spettatori lasciano il teatro, le porte si chiudono, le luci si spengono…ma la magia di Shakespeare e del Globe Theatre riesce a uscire e a seguire ognuno di noi, per continuare a sognare insieme.