Patti Smith, la sacerdotessa controcorrente

Patti Smith, la sacerdotessa controcorrente

L’appuntamento con la musica di questo mese esplora il sacro e il profano, oltre ogni convenzione. Alla scoperta di Patti Smith e di una “spiritualità” del rock tutta sua.

Il rock è la musica del diavolo, si dice(va). E, ancora, la musica che ben si confà alla religione è quella sacra, quella gregoriana riconducibile ai grandi libri medievali. Quella in cui le note erano ancora quadrate, le linee del pentagramma erano quattro (tetragramma, quindi, a voler esser precisi) e le parole erano scritte in latino con la calligrafia elegante tipica dei libri stampati oggi delicatamente rinchiusi nella teca di qualche museo.

Poi qualcosa è cambiato.

È arrivata una “vagabonda” che ha portato sui palchi di tutto il mondo una spiritualità tutta sua. E così, senza darsi troppe definizioni, Patti Smith è diventata nel tempo una sacerdotessa del rock.

Un’icona tanto influente che il suo pubblico – ribelle e rock fino al midollo – le riserva solo qualche fischio se ai concerti appare sul palco la foto di Papa Luciani e le perdona anche di aver dedicato a lui una poesia e a Giovanni Paolo I una canzone – anzi, la canta e la ama quanto le altre.

Una sacerdotessa che, dopo aver stretto la mano a Papa Francesco e riconosciuto l’incredibile umiltà del Pontefice e le sue prove d’amore cristiano, ribadisce senza problemi il suo non esser cattolica. O, meglio, lascia chiaramente intendere ancora una volta, con forza, di credere in qualcosa. Ma a modo suo. Senza il bisogno di incatenarsi ad una religione. E le sue grida di speranza, le sue preghiere recitate davanti a migliaia di fan, la ricerca di riscatto che trasuda da molti dei suoi testi, sono la dimostrazione che la spiritualità possa mostrarsi in modi molto diversi rispetto a quelli canonici.

Basta qualche frase di Gloria, la prima canzone del suo primo album per far cadere in un momento tutti gli schemi che vogliono il sacro e il profano come due elementi opposti e inconciliabili. Basta ascoltare People have the Power per credere. Credere che Tu possa cambiare la realtà, che i sogni non sono destinati a rimanere tali se si comprende che bisogna prender in mano la propria vita, se le difficoltà diventano sempre più piccole per chi decide di fronteggiarle, di “rivoltare il mondo”. Perché è la gente ad avere il potere.

Mettere a nudo i sentimenti

Sembra essere questo l’unico mantra che Patti Smith possa accettare, anche ora, accompagnata da quei 70 anni e più che non hanno minimamente scalfito lo spirito punk degli esordi.

Potrebbe davvero far paura un numero, che “sporca” i capelli e intacca il viso coi segni dell’età? Di certo non ad un’artista che nel 1979 è salita su un palco in Italia issando la bandiera degli Stati Uniti dopo esser stata scortata da un servizio d’ordine armato, in un clima infuocato dal terrorismo, dalla violenza politica, da quegli anni di Piombo che il nostro paese ricorda ancora bene. Ma lei era, già allora, Patti Smith. Tanto libera da non farsi spaventare dalla situazione e ancor più imprevedibile da annunciare, dopo quei concerti italiani, il ritiro dalle scene.

L’amore per la vita, il palco e la musica rappresentano però troppo, tutto, per un’artista come Patti Smith. E allora nel 1988 la sua voce torna a riecheggiare e a far sognare generazioni vecchie e nuove con l’abum “Dream of life”.

La storia continua…

Una storia eclettica quindi come la natura di una sacerdotessa che continua a “scatenare l’inferno” sui palchi più diversi: da quelli di teatri e stadi fino all’Auditorium dell’Università di Parma, dove ha ricevuto la Laurea Magistrale Honoris Causa in Lettere Classiche e Moderne. “Figura chiave della cultura internazionale dagli anni ’70 ad oggi”, questa la spiegazione di una scelta che sembra essere un giusto omaggio a un’artista che ha fatto la storia della musica.

E per festeggiare il riconoscimento, il mito del rock ha proposto “Patti Smith – Grateful”, una serie di concerti dal titolo che dal 4 al 13 maggio riempiranno teatri e Auditorium in giro per l’Italia. Se l’obiettivo di tanti uomini è quello di lasciare un segno indelebile nella storia, probabilmente l’impronta di Patti Smith rimarrà ancora per molto insieme alla consapevolezza che credere in qualcosa è possibile, per tutti.

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