Un manichino elegante, il libro che ama i gesti

Un manichino elegante, il libro che ama i gesti

Un manichino elegante è il romanzo d’esordio di Eleonora Santamaria che scandaglia in profondità l’animo umano e le sue debolezze

Nel libro d’esordio di Eleonora Santamaria, Un manichino elegante (Ediz. L’Erudita), il racconto pseudo mitologico dell’amore tra il dio del tempo Crono e la ninfa Mneride, fa dà apripista alla storia di Jacques, il clochard, l’uomo senza volto, figura chiave di tutto il romanzo.

Jacques è  l’eroe anti-eroe che ci conduce in un viaggio surreale mostrandoci il mondo attraverso i suoi occhi e fissandolo in straordinarie istantanee che rimandano a diversi personaggi, e alle emozioni, immagini e suggestioni perché ogni momento vale la pena di essere vissuto e ricordato.

Il romanzo

Così a seconda che si tratti di gesti, parole, sguardi o semplicemente suoni, il nostro claudicante protagonista, appunta tutto su un foglio che conserva in un archivio specialissimo, sotto la scarpa della gamba più corta perché tutto quello che si è amato non si perde mai, nel tempo e nello spazio, al di là di ogni confine.

Man mano che si va avanti nella lettura, pagina dopo pagina, si intuisce l’esistenza di un parallelismo tra le fragilità umane e quelle del padre di Zeus che davanti alla consapevolezza dell’assenza di un legame di reciproca appartenenza con l’amata, decide che nulla sarebbe mai più esistito, perfino lo scorrere inesorabile del tempo. Come a voler sottolineare che nessuno è immune dall’incanto dell’innamoramento ma tutti siamo sacrificabili davanti al sacro altare dei sentimenti.

Ed è proprio questo rapporto con la realtà, sospeso tra passato e presente, a determinare il ritmo volutamente lento della narrazione, che presta il fianco alle riflessioni del custode del nostro tempo.

Non è solo la sfida dell’intangibile a catturare l’attenzione ma il senso di immortalità e finitezza contemporaneamente, sazietà e appetito, amore e fame, che sono contenuti in ciascun episodio. Clementine e i suoi occhiali, l’omone e la cravatta aggiustata, Sophie e l’aria calda dalla bocca, senza l’uomo stanco che non vuole che le cose vengano dimenticate, e decide di rincorrere i gesti ed amarli tutti, non avrebbero senso e si perderebbero nell’oblio.

Quando tutto ebbe inizio, quella sera che il dottor Jacques lasciò la sua ventiquattrore ai piedi di un manichino elegante, ancora non sapevamo che il microcosmo dell’autrice sarebbe stato capace di restituirci l’attaccamento alla vita in una maniera così viscerale e autentica: una rinascita, che però non ha niente di surreale. Almeno questa.

L’autrice

Eleonora Santamaria, 24 anni, salernitana, si laurea in Filosofia e Scienze della formazione all’Università di Pescara. Successivamente, si trasferisce a Roma dove frequenta l’Accademia di arte drammatica Acting e nel frattempo, si dedica all’insegnamento.

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