L’avanguardia nel mondo dei viaggi LGBTQ

Openmag intervista oggi un tour operator specializzato in viaggi LGBTQ, vediamo in cosa differiscono dai classici tour operator.

Parliamo oggi con Monica Incerti, co-fondatrice di Travelgay tour operator con sede a Genova, che ci racconta come la struttura sia diventata punto di riferimento nel turismo LGBTQ.

L'avanguardia nel mondo dei viaggi LGBTQ
Monica al pride

Monica, partiamo dall’inizio. Come e perché nasce il vostro tour operator?

Noi nasciamo nel 2003, quando ancora la parola gay quasi non si poteva usare. Travelgay nasce perciò dalla conoscenza del mercato turistico e da una competenza personale di questo mondo, ma soprattutto da una visione. L’idea è stata quella di creare un cluster dei viaggi LGBTQ perché come diciamo spesso ognuno ha le proprie esigenze e a ognuno di noi piacciono cose diverse.

Quindi come esistono i pellegrinaggi, pur se questo si scontra diametralmente con questo concetto, allo stesso modo il concetto è quello di creare una tipologia di persone che condividano le stesse dinamiche per cui una persona è interessata a fare un tipo di vacanza specifica.

Il fatto di mettere nel nostro marchio la parola Gay è fortemente voluto, per dare un’immagine forte e dire: siamo orgogliosamente gay. Un nome che nasce per creare una spaccatura, così da chiarire subito il tipo di turismo presentato.

Che tipo di destinazioni e strutture proponete alla vostra clientela LGBTQ?

Le strutture che presentiamo hanno fra le caratteristiche anche quella di essere rigorosamente definite a livello di orientamento sessuale (ci sono infatti quelle prettamente gay o lesbo), con qualche eccezione per quanto riguarda i casi in cui gli alberghi proposti sono gay friendly, ad esempio in destinazioni dove, per ragioni politico religiose o culturali, le strutture non possono dichiararsi propriamente tali.

Mi fa piacere intanto poter dire che abbiamo per fortuna superato il problema delle discriminazioni e delle aggressioni che magari erano più frequenti dieci anni fa di fronte a questo tipo di viaggi.

Proponiamo destinazioni dove la realtà locale è talmente ben integrata, che non si necessita di avere resort “only gay” come accade magari a Skiathos o Santorini, ma dove la vita LGBTQ è talmente vivace e presente, da non poter essere trascurata dalla nostra programmazione.

Chi è il cliente tipo che si rivolge a voi? E che destinazioni sono più ricercate?

Travelgay sceglie di presentare strutture prevalentemente “only men”o “only women”, proprio perché siamo un tour operator non semplicemente friendly, ma gay e lesbo creato per la clientela di settore.

Il nostro non è solo un tour operator, ma una filosofia di viaggio, ed il nostro catalogo vuole rappresentare il nostro “mondo” fatto di destinazioni affascinati e paesaggi unici, ma anche di persone, di incontri, sorrisi e conoscenze.

Abbiamo prenotazioni da tutte le fasce d’età, ma per lo più dai 30 ai 70 anni.

La perfezione dei modelli della nostra collezione viaggi vuole rappresentare proprio l’esclusività e la bellezza della destinazione abbinata.

Da quanto tempo siete sul mercato nazionale?

La nostra lunga e decennale esperienza nel settore turistico, fa di Travelgay, il primo tour operator italiano presente sul mercato come brand ormai dal lontano 2003.

Abbiamo iniziato con le destinazioni tradizionali come Gran Canaria, Ibiza, Mykonos e San Francisco, per poi proporre la Costa del Sol in Spagna, come Torremolinos, una vera città arcobaleno al giorno d’oggi.

Si affiancano ad esse nuove destinazioni che sempre più si sono imposte sul mercato: il Sud Africa, Fort Lauderdale, Tel Aviv, Australia, Bali, Grecia e finalmente un prodotto Italia diverso ed esclusivo, passando dall’eleganza di destinazioni come le remote Seychelles.

Mi sento di dirti che Israele ha investito, più di tutti, molti soldi in questo tipo di turismo, con carattere decisamente inclusivo.

Ti segnalo anche le crociere: una nicchia di mercato molto forte nell’ ultimo periodo: Ridefinition Cruise, partner di Costa crociere per l nostro mercato, è già alla quarta edizione ormai.

New York ormai batte la California negli USA per un discorso di openmind, anche se gli Stati Uniti fanno un passi avanti ed indietro in base al presidente eletto, ho notato negli anni questo.

E in Italia? Ci sono regioni a tuo avviso più gay friendly?

Con dispiacere ti dico di si, non sono tutte uguali.

Alcune regioni sono capisaldi: Toscana, la prima in assoluto, con Torre del Lago Puccini, ma Firenze non è da meno.

Anche il Piemonte non manca, anzi. Torino è sede del festival LGBTQ più grande d’Europa, e si candida ora per ospitare l’Europride.

In Lombardia Milano ospiterà a ottobre prossimo la trentottesima Convention mondiale del turismo LGBTQ.

Per il Sud Italia invece la Puglia, e in particolare il Salento, è molto avanti, ben più della mia Liguria da dove ti parlo ora dal mio ufficio.

Roma pur essendo molto grande, riscopre ora con la sua nuova amministrazione, una certa attenzione alle tematiche in questione.

Infine, considerando le difficoltà vissute negli ultimi anni, anche voi avete registrato perdite con la pandemia?

Assolutamente si, abbiamo avuto un fatturato con perdite del trecento per cento!

Eravamo “il bar aperto senza poter vendere caffè”, permettimi questa metafora.

Il Governo e il Ministro Speranza non capivano, a mio avviso, che noi lavoriamo su programmazioni a lungo termine. E così le infinite ordinanze, che sembravano sfornate ogni due minuti, ci hanno messo al tappetto. Ma siamo comunque sopravvissuti.

Ci vuoi dire tu un’ultima cosa Monica?

Invito tutti a provare questa estate o quando volete un nostro prodotto… E vi parlo da etero, non sono del mondo rainbow, ma ci si diverte molto!

Libertà di fare un viaggio senza essere mai giudicati, da come ci si veste in su… In questo tipo di viaggi la diversità è un valore aggiunto e io credo che tutto questo non abbia prezzo!

Come il pride è una festa, un viaggio LGBTQ è un viaggio all’insegna del divertimento, usciamo dagli schemi!

Grazie Monica per gli spunti forniti. Noi abbiamo voluto raccontarvi alcuni dettagli per dare all’inclusione i colori che merita. Non credete anche voi?

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