Josè Mourinho: un vero leader nel calcio di oggi

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La Leadership nel calcio è una qualità imprescindibile, che non va ricercata solo nel capitano, ma in chiunque nella squadra voglia farsi notare e voglia condurla ai risultati migliori. Così abbiamo scelto un vero leader per spiegarla.

Un tempo era facile individuare la figura del leader nel calcio, poiché erano spesso le famose “bandiere”, spesso e volentieri anche capitani delle squadre. Oggi non è certamente così: spesso abbiamo sentito ripetere che non ci sono più bandiere e abbiamo visto che i capitani possono cambiare di anno in anno, se non addirittura di mese in mese. E poi ci sono anche vuoti, dovuti alla presenza di troppi “Alpha” o anche alla loro assenza.

Si scrive “Leadership”, si legge “Mourinho”

In un calcio in cui le bandiere sembrano essere ormai svanite, il ruolo del leader viene ricoperto sempre più dall’allenatore, che spesso e volentieri è colui che ha il contratto più lungo e che quindi conosce meglio l’ambiente e sa come gestirlo. Per cui, faremo un nome abbastanza esplicativo: Josè Mourinho.

Lo Special One ha vinto di tutto: Champions League, Europa League, Premier, Serie A, Liga e varie coppe nazionali. Protagonista del Triplete dell’Inter e primo vincitore storico della Conference League con la Roma, che fa di lui l’unico allenatore ad aver vinto in tutte le competizioni europee.

Ancora oggi parliamo dell’Inter di Mourinho o del Chelsea di Mourinho e, nonostante ci fossero grandi calciatori con lui, lo Special One viene sempre prima. E a questo punto, la domanda sorge spontanea: perché?

Perché è un uomo capace di catalizzare tutte le attenzioni su di sé, lasciando passare quasi inosservate le prestazioni delle sue squadre, questo perché, è compito suo valutarle e non dei giornalisti, almeno secondo la sua filosofia.

Rivoluzione Roma

Basti guardare alla situazione attuale: un allenatore dato per finito e che ha ripreso la Roma e l’ha portata a vincere una coppa europea e ad oggi si trova fra le prime dieci in Serie A. Mica male, no? La Roma di Mourinho che ci sta abituando a vittorie sofferte e sconfitte rocambolesche, con una costante: Mou, che in conferenza stampa stempera i toni, la “butta in caciara” e dice: “Preferisco perdere una sola volta per 4-0 che quattro volte 1-0”.

Come dargli torto?

Un vero leader, che non guarda in faccia nessuno e, soprattutto, tiene per sé e per i suoi le critiche più aspre e umilianti. A volte si è anche espresso ai microfoni con toni coloriti, eppure, sempre sorridendo. Questo perché Mou la critica vera la farà solo a porte chiuse, quando arriverà a chi dovrà arrivare. Insomma, anche la facciata è importante.

Il leader e i suoi “generali”

Questo per quanto riguarda ciò che vediamo recentemente alla Roma, dove non è solo lui il leader, ma è riuscito a “crearne” altri. Ha trovato un capitano romano e romanista, come vuole la tradizione, in Lorenzo Pellegrini, che sarà pure giovane, ma affronta le partite come un veterano.

È forse nell’attacco però, che Mourinho ha dato il meglio di sé: ha chiesto Tammy Abraham dal Chelsea, la dirigenza lo ha accontentato e il ragazzo è addirittura rimasto un altro anno, assicurando ai giallorossi gol e giocate fantastiche.

E che dire del capitolo Zaniolo! Un rapporto iniziato non benissimo, con Mou che tendeva a utilizzarlo poco e pian piano lo ha reinserito nelle gerarchie di squadra. Ricordiamo che il gol che ha portato la Conference a Roma, lo ha firmato proprio lui.

E quest’anno, per non farsi mancare proprio nulla, lo Special One chiede un altro regalo alla dirigenza, che lo accontenta: Paulo Dybala. Una Joya ormai ai margini del progetto bianconero, che non sembra più quello di prima. Ma la “cura Mourinho” sembra funzionare anche per lui! Gol e assist sin dall’esordio, per la sua felicità e soprattutto quella dei tifosi, nonostante la recente doccia fredda dovuta alla notizia dell’infortunio.

Talmente “Special”, da scriverci un libro

Se andiamo indietro nel tempo, possiamo poi notare che impatto abbia avuto sui vari giocatori allenati, fra cui spiccano grandi nomi. Rui Faria, suo storico assistente, ha raccolto in un libro diversi aneddoti, che ci offrono uno spaccato non da poco sulla personalità di Mou e del rapporto con i suoi giocatori.

Karim Benzema, attaccante del Real Madrid e attaccante della Francia, disse “Mi ha fatto lavorare tantissimo sull’aspetto mentale e ora sono più forte”. Perché a Karim “The Dream” non manca certamente il fisico o la tecnica, ma forse dal punto di vista psicologico mancava qualcosa, almeno per lo Special One, che ha provveduto a colmare anche quella lacuna.

E che dire di Cristiano Ronaldo, una vera macchina da guerra, che vede Mou come uno che “studia gli avversari meglio di qualunque altro allenatore e conosce i punti forti e i punti deboli di ogni giocatore di ogni squadra”. Insomma, una sorta di super computer, capace di fare analisi dettagliate di chiunque si trovi davanti. Forse è anche per questo che i due si siano sempre trovati bene.

E’ uno pronto a morire per i suoi giocatori e non mi riferisco solo ai titolari ma anche, come nel mio caso, alle riserve” lo dipinse così Materazzi, durante gli anni all’Inter. Un vero condottiero insomma, che non lascia indietro nessuno e scende in campo con i suoi.

Stile unico, Stile Mou

Come possiamo notare, Mourinho ha uno stile inconfondibile, magari non sta simpatico ai più, ma certamente è un vero leader. Ce lo dimostrano tutte queste testimonianze, come la storia recente.

Un uomo che non bada solo al suo ruolo di allenatore nel senso tecnico della parola, ma un uomo che è anche un punto di riferimento per i suoi calciatori, che si fa in quattro per loro, che non risparmia frecciatine a nessuno, sempre col sorriso sulle labbra, anche severo quando serve.

E’ anche per questo che è lui il vero “Special One”.

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