Addio al maestro e scrittore Marcello D’Orta

Ci aveva raccontato la periferia napoletana con una verità cruda e schietta, sconvolgente nella sua semplicità sgorgata con incoscienza dalla voce dei bambini di “Io speriamo che me la cavo”. Marcello D’Orta, ammalato di cancro da tempo, si è spento a soli 60 anni. I funerali si terranno domani nella Basilica di San Francesco di Paola a Napoli.

 Nato a Vico Limoncello, a Napoli, Marcello D’Orta ha insegnato per quindici anni nelle scuole elementari, occupandosi dunque di bambini in piena formazione, spesso in contesti non facili. Queste esperienze sono confluite in un libro che ha venduto in Italia due milioni di copie e da cui è stato tratto un film immortale con Paolo Villaggio e regia di Lina Wertmuller: Io speriamo che me la cavo. Il libro è una raccolta di temi degli alunni, dove sgorgano spontanee scene quotidiane, espressioni sgrammaticate, povertà condivisa, un’esistenza grigia con qualche sprazzo di colore acceso dall’infanzia ma offuscata da una mancata speranza di un futuro diverso. L’ex maestro della “scuola sgarrupata” di Arzano ha raccontato una provincia napoletana che non ci teneva a mostrarsi al mondo e le ha reso un servizio incredibile rendendo i suoi figli cittadini nuovi.

 Tra gli altri scritti di Marcello D’Orta ricordiamo “Dio ci ha creato gratis”, “Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso”, “Il maestro sgarrupato”, “Maradona è meglio ‘e Pele”, “Storia semiseria del mondo”, “Nessun porco è signorina”, “All’apparir del vero”, “Il mistero della conversione e della morte di Giacomo Leopardi”, “Aboliamo la scuola”, “A voce d’e creature”, “Era tutta un’altra cosa. I miei (e i vostri) Anni Sessanta”.  Scrittore per necessità impellente di comunicare, Marcello D’Orta raccontò circa un mese e mezzo fa all’ANSA di avere in cancro e di lottare contro la malattia anche con la scrittura: “Scrivo per non morire”.

 Ecco di seguito alcuni degli estratti più belli da “Io speriamo che me la cavo”:

 Mia madre dice che il Terzo Mondo non tiene neanche la casa sgarrupata, e perciò non ci dobbiamo lagniare: il Terzo Mondo è molto più terzo di noi! (da Descrivi la tua casa)

 Un povero che chiede la carità a Milano, non è di Milano, è di Foggia. (da Milano, Roma, Napoli, sono le tre città più importanti d’Italia. Ricordi le loro caratteristiche?)

 In America ci sono un sacco di soldi, in America ci è ricchissimi, le strade autostradali, i ponti, le macchine grande, la polizzia grande. Non manca mai l’acqua, le case grattacieli, i soldi. (da Se tu avessi la possibilità di viaggiare, dove vorresti andare?)

 Io cretevo chi sa come erano fatti i francesi. Sono tali e quali a noi, solo un po più francesi. (da Arzano di Napoli e Arzano di Francia hanno stretto un gemellaggio, e tu hai assistito ai festeggiamenti. Quali sono le tue considerazioni?)

 La fame nel mondo brulica come i vermi, come i lombrichi. Ci sono popoli ricchissimi, che non sanno neanche dove sta di casa la fame, ma c’è l’India, l’Africa e la Basilicata che lo sanno dove sta di casa, la fame! (da La fame nel mondo)

 Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Corzano si farà in mille pezzi, i buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del purgatorio un po’ ridono e un po’ piangono, i bambini del limbo diventeranno farfalle. Io, speriamo che me la cavo (da Quale, fra le tante parabole di Gesù, preferisci?).

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