Mickey e Donald: i due volti del ‘900. Paperino compie 80 anni.

Il 9 giugno 1934 nasceva Paperino, l’icona di un mondo in attesa della Seconda guerra mondiale.

Sullo schermo, Mickey Mouse e Donald Duck sono per la prima volta insieme in “Orphans benefit” (1934). Nei fumetti, in “Topolino giornalista” (1935), in cui Topolino diventa un intrepido editore sgradito alla malavita, mentre Paperino è il coraggioso strillone. I due personaggi convivono ormai da otto decenni ma, benché nati a pochi anni di distanza dalla matita di Walter Elias Disney, sono espressione di due fasi storiche profondamente diverse.

Nel marzo 1928, lo studio di animazione dei fratelli Walt e Roy Disney è reduce da un duro colpo. Il loro personaggio di maggior successo “Oswald the rabbit”, gli è stato portato via. Il produttore Charles Mintz ha convinto metà dei disegnatori della ditta a passare con la Universal. Uno dei più implacabili “congiurati” è Fritz Freleng, futuro creatore della Pantera Rosa, che riserverà sempre giudizi molto negativi sul suo ex-capo Walt, definito, tra le tante cose, autoritario e “non sempre motivato nelle critiche”. Rimane fedele invece Ub Iwerks, che nel 1964 sarà candidato all’Oscar per gli effetti speciali de “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock. Sarà proprio Iwerks a realizzare il primo film del nuovo personaggio ideato da Walt Disney: Mortimer Mouse, quasi immediatamente ribattezzato Mickey. Il 15 maggio, il topo più famoso del mondo debutta nel cartone animato “Crazy Plane”, seguito da “The Galoppin’ Gaucho”. Il successo definitivo arriva con il terzo film, il primo sonoro: “Steamboat Willie”.

Topolino è figlio degli anni ’20, dell’America ancora ignara della crisi del ’29, euforica per la vittoria sulla Germania del Kaiser nel 1918, solleticata nell’orgoglio patriottico dall’eroica trasvolata oceanica di Charles Lindbergh, convinta che l’istituzione della Società delle Nazioni cancellerà la guerra dal mondo e che così gli Usa non avranno più distrazioni nel dedicarsi solo alla propria crescita economica. Animato da uno spirito imprenditoriale che non conosce pause né cedimenti (inventore, editore, investigatore privato, sempre e comunque “leader”), Mickey Mouse, volontariamente o no, è lo specchio di quella classe neo-borghese fatta di self-made-men la cui ascesa, dalla fine della Guerra di secessione fino a quel momento, non si è mai interrotta. Ha fiducia nelle istituzioni, che sono al suo servizio, e nella polizia, con la quale si deve essere orgogliosi di collaborare. Si inserisce nella schiera degli eroi positivi che indicano al pubblico la retta via: nei cartoon Superman o Dick Tracy, al cinema Harold Lloyd, Errol Flynn, Cary Grant.

Il 9 giugno 1934, sembrano passati secoli. Nel cortometraggio “The wise little hen” esordisce un papero pigro e svogliato. Ad accentuare il cattivo carattere di Paperino è Al Taliaferro, che lo disegnerà ininterrottamente dal settembre 1934 fino al 1969. Donald Duck diventa così l’espressione di un’America profondamente diversa dal decennio precedente, resa nevrotica e insicura dalla crisi economica, che all’orizzonte, non tanto lontano, inizia a intravedere lo scontro finale con i totalitarismi.

1934_06_09_1L’irascibile Paperino, vestito alla marinara come un reduce incapace di reinserirsi nella vita civile, e al volante della sua modestissima Bantam Roadster, è la piccola borghesia degli anni ’30 impoverita dalla Grande Depressione. Quella che, da Detroit a San Francisco, si mette in fila per il sussidio di disoccupazione, cerca un’ancora di salvezza nei discorsi di Roosevelt alla radio, popola le periferie metropolitane arrangiandosi a coltivare ortaggi e allevare qualche animale nel retro di casa (leggere le prime storie originali per credere), passa da un lavoro sotto padrone all’altro e, periodicamente, esplode in manifestazioni di malcontento che, individuali o collettive che siano, vengono regolarmente stroncate dalla polizia. Donald Duck è il contraltare fumettistico di Stan Laurel & Oliver Hardy, che porteranno sullo schermo la stessa immagine: una middle class che cerca in tutti modi di mantenere la propria dignità anche nell’indigenza.

E quando la guerra arriva, entrambi sono al fronte a fare il proprio dovere. Ma mentre Paperino è un soldato semplice, vessato dal sergente Gambadilegno, in attesa dei giapponesi a bagno nelle paludi del sud-est asiatico o tormentato da incubi notturni che lo proiettano nella Germania nazista, il suo amico-rivale è un brillante e impeccabile ufficiale che si dà del tu con gli alti comandi, quasi una riedizione fumettistica delle fotografie del tenente di vascello John F. Kennedy. E il 6 giugno 1944, la parola d’ordine degli Alleati per lo sbarco in Normandia è “Mickey Mouse”.

“Un personaggio come Topolino, oggi, è diventato limitato, perché l’idealizzazione del pubblico l’ha trasformato in un boy-scout. Ogni volta che gi facciamo fare uno scherzo o agire in modo impertinente, siamo sommersi da migliaia di lettere indignate. Ecco perché paperino è nato così facilmente. Era la nostra salvezza. Potevamo usare per lui tutte le nostre idee che non si adattavano a Topolino”.

Parlava così, nell’immediato dopoguerra, un’autorevole fonte anonima dei Disney Studios (forse Walt in persona). In tutti i manuali non scritti di conversazione, alla voce “Disney”, la regola è “Paperino è più simpatico di Topolino”. Che sia così o no, sicuramente lo consideriamo più vicino a noi perché figlio della nostra stessa epoca storica.

847784_1317738122564_full

Tag

  • disney
  • paperino
  • topolino

Potrebbe interessarti: