L’addio al cinema di Hayao Miyazaki

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Sarà in sala fino al 16 settembre Si alza il vento, il film testamento di Hayao Miyazaki, col quale l’autore dà il suo addio al cinema

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2013, arriva ora nelle nostre sale come film-evento, fino al 16 settembre, l’ultimo lavoro firmato da Hayao Miyazaki, Si alza il vento (Kaze Tachinu), ispirato al racconto dello scrittore Tatsuo Hori e tratto dal manga omonimo del regista giapponese. La presentazione al festival veneziano è stata accompagnata dalla dichiarazione del regista, attraverso le parole del  presidente dello studio Ghibli, Koji Hoshino, di non voler più dirigere lungometraggi, lasciando così a Si alza il vento l’oneroso compito di rappresentare il suo addio al cinema.

Nel film testamento l’autore nipponico abbandona un po’ i toni meravigliosi e favolistici di un’intera filmografia, raccontando una storia onesta e umana, quella di un brillante ingegnere aeronautico, Jiro Horikoshi, annodandola a quella del Giappone. Così vediamo Jiro fin da piccolo, che sogna ad occhi aperti di costruire aeroplani, seguendo il mito del progettista italiano Gianni Caproni, dal quale è talmente tanto affascinato dal seguirlo in sogno, facendolo suo modello e mentore. I momenti onirici degli incontri tra Jiro e Caproni consentono a Miyazaki di lasciar spazio all’immaginazione e all’amore per il volo (il padre aveva una ditta di componenti per aerei, da qui la sua passione),che infatti è stata una sua costante da Il mio vicino Totoro a Porco Rosso. Ma accanto alle sequenze visivamente più spettacolari stavolta Myazaki mette in scene il realismo dei momenti più duri della storia del suo paese: dal terribile terremoto nel Kanto del 1923 alla Grande Depressione, dall’epidemia di tubercolosi all’entrata in guerra.  In patria il regista è stato accusato di aver fatto un film bellico, avendo preso come protagonista la figura reale di Jiro Horikoshi, l’ingegnere che progettò il Mitsubishi A6M, che venne usato nell’attacco di Pearl Habor, tuttavia già durante la preparazione del film, Miyazaki si è sempre difeso dalle critiche, sostenendo di aver semplicemente voluto raccontare di una passione portata avanti con determinazione e perseveranza.

Ambizione, storia, talento e malinconia riassumono e chiudono la carriera cinematografica di Miyazaki col film dove forse è più evidente l’identificazione del regista, un addio tra i più personali e sentiti.

 

 

 

 

 

 

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