L’editoriale: la Terra di Mezzo del Terzo Settore

L'editoriale: la Terra di Mezzo del Terzo Settore

Mafia Capitale ha messo alla luce un sistema di corruzione fatto di criminali, amministratori e protagonisti del terzo settore. L’indignazione non basta, serve una rivoluzione culturale

L’inchiesta sul clan Carminati, conosciuta come Mondo di Mezzo, fa emergere un sistema di complicità radicato tra politica e criminalità, ampiamente strutturato, capillare e invasivo, un intreccio diffuso oramai uniforme su tutto il territorio italiano e a tutti i livelli.
Ma questa inchiesta porta una novità, grande attore non protagonista di questa vicenda, infatti, si rivela essere il terzo settore romano con particolare riferimento all’assegnazione degli appalti alle cooperative sociali. Prima fra tutte la cooperativa “29 Giugno”, fondata da Salvatore Buzzi, oggi arrestato poichè considerato uno delle menti di Mafia Capitale, che è riuscita a raddoppiare il fatturato registrando un margine operativo di 3 milioni proprio mentre le risorse pubbliche al welfare venivano drasticamente ridotte. Una crescita iniziata nel 2005 proprio dalla crescente entità di appalti provenienti dall’amministrazione capitolina indipendentemente dal cambiamento della guida politica.
Ma questa è solo una tra le altre cooperative coinvolte in questo intreccio tossico che inquina fortemente la credibilità del sistema delle cooperative sociali e indirettamente del terzo settore stravolgendone la missione etica e non profit.
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Qualcuno arriva a dire che queste strutture e il quadro normativo che le regolamenta fanno parte di una filosofia politica ben precisa che aggira le norme di gestione amministrativo-economica delle aziende private (le quali per altro rischiano capitali propri), per poter utilizzare in modo “flessibile” i capitali del pubblico attraverso i lauti profitti delle cooperative che per il solo fatto di chiamarsi “sociali” assumono un carattere legittimo e moralmente accettabile.
Senza entrare ora troppo nel merito di queste riflessioni, di certo ogni strumento in se non è ne buono ne cattivo, ma è l’uso che se ne fa rendere positivo o negativo uno strumento. Il Portavoce del Terzo Settore del Lazio Gianni Palumbo a questo proposito racconta:”In fondo queste cooperative svolgono un lavoro che altri non si prendono la responsabilità di fare. Danno lavoro agli ultimi, agli emarginati, a coloro a cui nessuno vuole dare una possibilità e questa vicenda colpisce amaramente soprattutto le fasce più deboli ed escluse della popolazione emarginandole ulteriormente.”
Affermazione sostenuta dalle parole di Manuel, giovane nigeriano che guida il settore Giardini della cooperativa 29, rilasciate al Corriere della Sera: “Posso solo dire che qui siamo in 1.400 e abbiamo un lavoro, uno stipendio e perfino la tredicesima. E per il compleanno ci regalano un buono pasto da 100 euro. Ma a noi – afferma – chi ci avrebbe mai dato una possibilità? E ai ragazzi down che ripuliscono Colle Oppio?”.
coop giardini
Ecco, quindi, che il Terzo Settore resta impantanato in un mondo di mezzo (metafora che lo stesso Carminati ha utilizzato per descrivere il sistema in cui operava): di sopra c’è una politica confusa, maldestra, senza colore, senza ideologia, che arriva al potere impreparata e desiderosa di gestire l’enorme potere affidatogli; di sotto ci sono le persone, i bisogni, le emergenze, la disperazione.
In questo caso in mezzo c’è il Terzo Settore che rappresenta quello strumento necessario a una società basata sulla sussidiarietà, sulla valorizzazione dell’individuo, delle risorse per promuovere e mantenere la coesione sociale, gestire tutte quelle esigenze che da soli il pubblico e il privato non possono gestire. Ed è proprio in questa Terra di Mezzo che la politica invece di concedere al merito, alla trasparenza, alla ricerca del bene comune, decide di dare spazio a chi “sa fare le cose” per organizzarle a vantaggio di pochi, chiunque essi sia e da qualunque contesto e passato provenga. Buzzi proviene dall’estrema sinistra mentre Carminati proviene dall’estrema destra, un assassino e un ex terrorista che in qualunque altro paese sarebbero stati tenuti sotto una strettissima sorveglianza, hanno trovato a Roma massima fiducia da tutti gli schieramenti, senza differenza e soprattutto senza chiedere in cambio nessuna trasparenza. In questo momento non solo la politica, ma anche lo spirito del volontariato, del non profit, dell’aiuto umanitario si trovano invase dalla corruzione che assume, con la storia di Roma Capitale, una dimensione intollerabile ormai.
Perchè questo capita? Perchè continua a capitare? Perchè nel nostro Paese si è pronti ad indignarsi, a puntare il dito, a smettere di credere, smettere di votare ma non si fa mai nulla? Perchè ci si è arresi all’idea che in questo Paese è inutile ribellarsi, cambiare le cose, e ognuno deve provare ad arrangiarsi come meglio riesce?

Un’ampia parte del Paese vive nell’illegalità e ciò spiega anche l’origine del degrado politico, economico e sociale, ma la corruzione si combatte soprattutto attraverso l’educazione e l’azione: serve una vera e propria rivoluzione culturale e in questo il Terzo Settore può e deve essere la chiave di volta. Come riportato anche nella relazione del procuratore generale della Repubblica della Corte d’appello capitolina, a Roma le iscrizioni di minori per reati di estorsione, violenza privata e minacce, ovvero il cosiddetto fenomeno del bullismo, sono in lieve calo rispetto allo scorso anno, precisando che la flessione è attribuibile al costante impegno dei presidi educativi, dei servizi sociali e delle forze dell’ordine. Proprio a conferma, quindi, della centralità che le organizzazioni che operano nel sociale sono fondamentali per supportare le istituzioni nel cambiamento.

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E quindi cosa serve?
Serve la partecipazione attiva di tutti i cittadini, un monitoraggio attento nei riguardi di chi ci amministra e ci governa, ma anche di chi decide di attivarsi perchè auto nominarsi impresa/cooperativa/organizzazione sociale non basta! Serve indignarsi, non restare in silenzio, serve decidere da che parte stare: tra chi agisce per provare a favorire il bene comune o chi non agisce o agisce male.
Noi di OpenMag abbiamo fatto la nostra scelta, noi non ci stiamo a restare in silenzio a guardare e per questo ci prendiamo l’impegno di denunciare ciò che va storto nel mondo del Terzo Settore ma soprattutto quello che funziona bene, affinchè il buon esempio diventi contagioso e virale e ognuno possa fare la sua parte in un rinnovato panorama di complementarità e integrazione.

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