Spazio Uno, rivive la leggenda dei Buckley

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“ONCE I WAS. Oltre la storia di Tim e Jeff Buckley” torna a grande richiesta al Teatro Spazio Uno di Roma, in replica fino al 1 marzo

ONCE I WAS. Oltre la storia di Tim e Jeff Buckley”, in scena al Teatro Spazio Uno di Roma fino al primo marzo, è uno spettacolo scritto, diretto, interpretato e anche cantato da Francesco Meoni. Il quale interpreta il fantasma di Tim Buckley che racconta la storia della sua tormentata e difficile carriera mai del tutto esplosa e il rapporto quasi inesistente con il figlio Jeff.

Un monologo di quasi due ore pieno di forza, di passione, di fervore e di follia, un dialogo con il figlio che sulla scena, in realtà, non apparirà mai. Il tutto è arricchito da commoventi letture del diario privato di Jeff e dalla musica che non fa solo da sottofondo al recitato ma che si incastra naturalmente all’intreccio narrativo grazie all’ottima esecuzione dal vivo dei cinque musicisti presenti sul palcoscenico insieme a Meoni: Rocco Teora (batteria) a cui darà il cambio Salvatore Caruso, Toni Mancuso (tromba e trombone soprano), Nicola Ronconi (basso), Danilo Valentini (chitarra elettrica) e uno straordinario Vincenzo Marti (voce e chitarra) che con la sua voce pulita, vellutata e robusta interpreta le canzoni di Jeff Buckley con grande maestria e con la bravura di chi riesce a ricordare un artista senza scadere in una banale emulazione.

Quello che realmente ci colpisce della storia di questi due cantautori americani non è solamente la loro mancata relazione e la morte, tragica e prematura, che ha colpito entrambi, ma piuttosto lo scherzo che la vita gli ha giocato: Tim, il padre, convinto musicista non è mai arrivato, seppur bravissimo, all’apice del successo tanto bramato restando sempre un cantante di nicchia; Jeff, recalcitrante nel raccogliere l’eredità del padre, si ritrova invece a cantare al suo funerale un pezzo che lo stesso Tim aveva scritto proprio per lui, “I Never Asked To Be Your Mountain”. Inizierà così per lui l’avventura nel mondo della musica, toccando le 700mila copie vendute per “Grace”, uno dei capolavori di tutti i tempi.

Le canzoni scelte ad hoc fungono da spunto a tutto il contesto narrativo e anche lo spettatore che non conosce la vita di questi due grandi del passato ne resta colpito e affascinato. È questo il teatro che si dovrebbe sostenere, il teatro delle idee innovative, il teatro recitato quasi alla perfezione, il teatro di divulgazione culturale, il teatro dell’emozione; questo spettacolo entra nell’anima, la riempie, la fa soffrire e la commuove. Solo assistendo alle repliche potrete capirne il “sottobosco” che si cela dietro la sua lettura superficiale. Perché la pièce va oltre: oltre tutte le aspettative, oltre la bellezza di quelle canzoni, oltre la bravura di Francesco Meoni e, soprattutto, oltre una semplice rappresentazione di una storia che va vista con gli occhi ma ascoltata con il cuore.

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