Da influencer a influenzatə: come la guerra ha cambiato i social russi

Da influencer a influenzatə: come la guerra ha cambiato i social russi

Il lavoro dell’influencer viene spesso e volentieri deriso e discriminato. Tuttavia per chi lo fa di mestiere, questo corrisponde non solo a un’entrata ma anche ad una modalità di espressione. Quali sono state le reazioni degli influencer in Russia dopo lo scoppio della guerra?

24 febbraio 2022, scoppia la guerra fra la Russia e l’Ucraina e, tra le tante conseguenze e persone colpite, ci sono anche gli influencer. La maggior parte dei social venne bloccata in Russia e moltissim* content creator sono stat* costrett* a dire addio ai propri followers e vari canali di condivisione. Canali grazie ai quali, tra le varie collaborazioni e sponsor, non solo ricavavano un vero e proprio stipendo, ma esprimono loro stess* attraverso stories, tik tok e post di ogni tipo e forma.

Com’è cambiato il lavoro del influencer?

Dato che, come detto in precedenza, molti social vennero oscurati dal governo russo, anche i più grandi influencer si sono visti bloccati con poche scelte a disposizione. Alcuni sono rimasti in nella madrepatria, costretti a trasferirsi su altre piattaforme approvate dal governo. A partire da VKontakte ovvero la versione russa di Facebook, RuTube, quella di YouTube. O Yandex Zen, una specie di aggregatore di notizie che consente anche di postare contenuti. Molti continuano anche a usare Telegram, che il governo russo non ha ancora bloccato. Una novità è Rossgram, una specie di copia russa di Instagram.

Quasi non c’è bisogno di dire che tutti coloro che hanno deciso di spostarsi sui sociali approvati, hanno avuto la possibilità di continuare a praticare il loro lavoro e passione ma come conseguenza diversi influencer russi si sono progressivamente allineati con la propaganda del governo. Alcune inchieste giornalistiche hanno inoltre mostrato come molti di loro siano stati pagati per sostenere la versione russa riguardo la guerra in Ucraina.

Altri hanno deciso di lasciare il paese (quindi anche famiglia, amicizia e abitudini). Rivolgendo la loro attenzione ad un pubblico più internazionale, portando contenuti anche in altre lingue come, l’ormai universale, inglese. Un esempio è il blogger russo Greg Mustreader che prima della guerra usava i suoi canali per parlare di temi culturali di vari. Con l’inizio della guerra, il blogger aveva però iniziato a criticare il governo per le sue azioni in Ucraina. A un certo punto ha deciso quindi di andarsene, preoccupato di incorrere nelle sanzioni del governo, a Istanbul in Turchia, dove ha iniziato a produrre contenuti in inglese.

Moda e “Russofobia”

Nonostante l’iniziativa presa per allontanarsi il più possibile dalle ideologie russe, per molt* la situazione non é migliorata dato che più la guerra continuava e più tra l’opinione pubblica si formava un forte sentimento negativo verso la Russia e i suoi abitanti. A dimostrazione di ciò non si può non nominare il gesto di alcuni dipendenti in un negozio Chanel a Dubai. Quest* ultim* si sono rifiutat* di vendere una borsa ad una cliente russa dopo averle chiesto di firmare dei fogli che attestassero che non avrebbe indossato la borsa in Russia (che dopo la chiusura dei vari stabilimenti del marchio e il blocco delle spedizioni nel paese é diventata la procedura standard).

L’episodio ha fatto partire una mini reazione a catena, al quale ha dato il via la presentatrice televisiva russa Marina Ermoshkina, la quale, dopo aver preso atto dell’accaduto, si è registrata mentre taglia con delle cesoie una borsa del marchio francese.

Nessuna borsa, nessun oggetto vale il mio amore per la mia patria, non vale il mio rispetto per me stesso… Sono contro un marchio che sostiene la russofobia.

Queste sono le parole che ha usato la presentatrice nel video che venne trasmesso anche sulla tv russa. Ormai diventato virale, il video ha attirato l’attenzione di un’altra influencer con ben 9,3 milioni di followers su Instagram, Victoria Bonya, che seguendo le orme della presentatrice, ha ripetuto l’azione del taglio con le forbici su una borsa Chanel mentre dice: “Se Chanel non rispetta i clienti, perché noi dobbiamo rispettare Chanel?“.

Il marchio si é difeso spiegando che stava cercando di rispettare le sanzioni dell’Unione Europea che vietano: “la vendita, la fornitura, il trasferimento o l’esportazione, direttamente o indirettamente, di beni di lusso in Russia”. Nonostante tutto la casa di moda si é scusata per qualsiasi malinteso che possa aver causato, poiché (cit.) “accogliere tutti i nostri clienti, indipendentemente dalla loro provenienza, è una priorità per Chanel”.

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