Natale all’ombra della guerra

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Il Natale è forse la festività che più si collega al concetto di famiglia, di casa e di gioia. Purtroppo, però per diverse nazioni devastate dalle guerre il festeggiare non è sicuramente al primo posto fra i pensieri quotidiani. Diventa quasi un lusso e la violazione dei diritti umani diventa ancora più evidente.

L’accesso ai beni di prima necessità come cibo, acqua e cure mediche è spesso compromesso e le persone vivono nel costante timore per la propria sicurezza. Nei paesi segnati dalla guerra le festività natalizie, che in passato erano occasione di gioia e condivisione, sono oggi segnate dal dolore e dalla difficoltà. La guerra ha portato alla distruzione di molte chiese e luoghi di culto, privando le comunità della possibilità di celebrare il Natale in un ambiente di pace.

L’importanza di mantenere viva la tradizione

Spesso mantenere viva la tradizione natalizia è un modo per andare avanti, ma il timore per la sicurezza personale è costante.

In molte aeree di guerra le stesse celebrazioni pubbliche possono essere limitate per ragioni di sicurezza. La popolazione è ancora più vulnerabile.

Spesso manca una vera e propria comprensione delle diversità presenti nel mondo, poiché le culture vengono valutate in base a standard predefiniti. L’interculturalità implica il riconoscimento che ogni cultura ha il proprio valore.

Celebrare il Natale durante una guerra è un’esperienza complessa e le circostanze, ovviamente, dipendono anche dalla gravità del conflitto e dalle risorse disponibili.

Di solito la popolazione cerca di adattarsi alle circostanze e trova modi creativi di celebrare il Natale, simbolo di speranza. Se possibile, si organizzano cerimonie religiose o si trova il modo di scambiarsi comunque qualche piccolo regalo. Sicuramente anche le comunità religiose fanno la loro parte e sono proprio loro, generalmente, a mantenere vive le tradizioni.

Alcuni esempi

Spesso il Natale è proprio un modo per ritrovarsi nonostante le guerre.

Sono entrati nella storia i festeggiamenti svoltisi durante la Prima Guerra Mondiale dove il Natale fu un pretesto per una pace temporanea. Nelle trincee i soldati, intrappolati nella brutalità della guerra, trovarono conforto nell’atmosfera natalizia.

La notte della vigilia infatti il rumore degli spari e delle bombe si attenuò e venne sostituito da canti natalizi provenienti da entrambi i fronti. I nemici non erano più nemici ma umani, coinvolti nella stessa battaglia. In quella serata i combattenti si incontrano scambiandosi cibo, sigarette e desideri.

Fu una piccola tregua ma allo stesso tempo quel breve lasso di tempo dimostrò l’importanza che il Natale porta con sé: un momento di ritrovo per tutti, un modo per sentirsi più vicini.

Un esempio più recente viene invece dall’attuale guerra, ancora in corso, fra Ucraina e Russia.

Lo scorso Natale le bombe non si sono fermate e non c’è stata una vera e propria tregua ma vicino a Walkford, vicino a Christchurch nel Dorset, diverse famiglie sfollate si sono ritrovate per celebrare insieme il Natale cucinando e portando 12 piatti tradizionali. La mancanza dei cari era forte ma sedersi allo stesso tavolo con persone che stavano passando la stessa situazione poteva certamente suonare rassicurante.

A Kyiv, città nota anche per le grandi decorazioni di luci, sempre nel 2022, è stato installato un albero luminoso con i colori dell’Ucraina e colombe a simboleggiare la pace, nelle parti inferiori i colori delle bandiere che aiutano Kyiv a fronteggiare la guerra. Insomma, un ulteriore modo per riflettere sull’importanza della pace e della condivisione.

Il Natale è anche riflessione…

Queste sono solo alcune delle tregue che il Natale ha cercato di concedere negli anni, in situazioni a volte molto diverse ma sicuramente allo stesso modo estremamente complesse. Ma questi esempi ci raccontano qualcosa di diverso sulle feste. In sintesi, la celebrazione del Natale in zone di guerra è spesso un equilibrio delicato tra la ricerca di normalità, la resistenza alle difficoltà e la speranza per un futuro migliore.

In questo senso quindi il periodo natalizio può diventare un momento di riflessione sulla pace e sulla speranza per un futuro migliore, che può e deve partire anche da qui.

 

A cura di Elena Massaro

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  • diritti umani
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