Cos’è il benessere? Difficile dare una risposta univoca forse, oggi cerchiamo di rispondere partendo dal concreto. Quali e quante sono le strutture, e dunque le possibilità, per raggiungerlo grazie allo sport?
Le vie del benessere
Il benessere può essere economico, sociale, psico-fisico e di tanti altri tipi. E molte delle sfere toccate sopra sono collegate alla pratica sportiva, in un modo o nell’altro. Lo sport produce benessere economico, se pensiamo che eventi sportivi come le Olimpiadi incidono sui PIL nazionali. Produce benessere psico-fisico nella persona, aiutandola a tenersi in forma e a levarsi qualche pensiero dalla mente. Il benessere sociale che lo sport produce poi è importantissimo. Basti pensare alle squadre locali come luoghi d’incontro per gli amici. A volte basta un pallone per mettere in contatto generazioni e persone diverse.
L’importanza dei luoghi
Perché ciò avvenga però, c’è bisogno di qualcosa di fondamentale, ovvero di un luogo, quella che in termini sportivi verrebbe definita “struttura”. Un campetto, una palestra, una pista d’atletica, una piscina.
Se manca questo è difficile produrre benessere di qualsiasi tipo, a partire dalle generazioni più giovani, a cui servirebbe un punto d’incontro che non comprenda solo le quattro mura scolastiche, in cui lo sport rimane relegato a poche ore a settimana. E comunque anche in questo caso le strutture sportive hanno un peso.
Italia (come sempre) tagliata in due
L’Italia viaggia, come sempre, a due velocità. Le indagini condotte dal Sole 24 ore nel 2023-2024 hanno dimostrato di quanto il divario Nord-Sud sia ancora oggi un fattore determinante.
Il 52% delle strutture sportive della penisola si concentra al Nord Italia. Al Sud troviamo un misero 26% di strutture, con un buon 20% di esse mai completate o inutilizzate. Situazione che purtroppo si trascina da diverso tempo.
È un dato di fatto che le ultime province siano tutte siciliane e calabresi. Le migliori del meridione sono, ovviamente, due città capoluogo come Cagliari (15esimo posto) e Napoli (42esimo). E anche questo dovrebbe farci riflettere: come mai il centro più grande del meridione, con una squadra di Serie A e che ha ospitato altri eventi a livello sportivo come le universiadi, giace al 42esimo posto?
Napoli dovrebbe essere almeno da Top Ten.
Italia, paese di vecchie strutture sportive
Si attendevano i fondi del PNRR per risollevare qualche situazione, ma anche questi rimangono bloccati dall’infinita burocrazia italiana. Persino l’ordine degli ingegneri ha condotto un’indagine sulle strutture sportive italiane e ne ha dedotto che sono poche e quelle che ci sono vecchie. Dato che diventa drammatico al Sud Italia.
Senza contare tutte le difficoltà che incontrano i nuovi progetti, siano essi per una nuova struttura, una ristrutturazione o altro. La maggior parte di essi viene cestinata a causa di cavilli burocratici, vincoli di qualsiasi tipo o proprio il non voler investire in queste strutture.
Dal grande…
Partendo dalle grandi strutture viene in mente il dibattito sugli stadi italiani. L’ultimo rifacimento risale a Italia ’90, più di trent’anni fa. Nel resto d’Europa, dal Novanta, gli stadi più famosi stanno subendo la terza ristrutturazione.
Senza contare la questione della proprietà. Molti stadi italiani sono infatti di proprietà dei comuni che non sempre vogliono o hanno le possibilità di sobbarcarsi le spese da soli. Le grandi città come Milano, Roma e Napoli vanno avanti nel dibattito dello stadio da ormai diversi anni e non sembra aprirsi uno spiraglio, da nessuna parte.
…al piccolo: sempre la stessa storia
E se comunque guardassimo al locale, prendendo in considerazioni realtà più piccole, la situazione non cambierebbe: i bambini e le bambine del Nord Italia hanno nei fatti più scelta. Qui è più facile trovare la palestra, la piscina, il campetto, il palazzetto e via dicendo. Certo si trovano anche al Sud, ma quante di esse sono agibili? Quante vengono utilizzate? A quanti km si trova la struttura più vicina?
Basta un semplice giro in macchina a Vibo Valentia, la terzultima provincia nell’indagine del Sole 24 ore, per imbattersi in una variegata serie di strutture. Campi da calcio che erano stati pensati come stadi, ormai divorati dalle erbacce o con le strutture in lamiera lasciate a marcire. Piscine che erano in funzione fino a qualche anno fa, chiuse senza capire bene perché. Palazzetti dello sport costruiti nel nulla e magari anche nuovi.
Dove cercare il benessere?
Questi citati sono solo alcuni esempi di luoghi che potrebbero essere d’incontro, oltre che di pratica sportiva. Che porterebbero benessere in un paese in cui il tasso di obesità infantile cresce a dismisura: siamo al quarto posto in Europa, poco fuori dal podio. E anche qui il divario Nord-Sud si fa sentire: i bambini del Nord sono, in generale, più magri rispetto a quelli del Sud (guarda caso, dove ci sono meno strutture e quindi meno possibilità).
E come costruirlo?
Questo benessere sportivo, insomma, è una sorta di puzzle di cui rischiamo di perdere pezzi se non agiamo con una visione d’insieme. Partendo proprio dalle aree svantaggiate e recuperando quelle strutture che ancora possono essere d’aiuto.
E il recupero non guarda solo alla ristrutturazione, ma anche all’utilizzo. Magari fare rete con associazioni del terzo settore e far rivivere un campetto o un palazzetto. Anche questo è benessere, non serve per forza il ritorno economico, per quanto peso esso possa avere.
Investiamo in progettualità, in quella visione d’insieme che ci permetterà di costruire al meglio il puzzle delle nostre possibilità.