Tutte le menti (diaboliche) di Psyco

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20 anni fa moriva Robert Bloch. Con il suo romanzo, Hitchcock cambiò il cinema

Chicago, 1927. In un’edicola della stazione, un bambino di 10 anni scova una rivista horror intitolata “Weird Tales”. E’ affascinato da un racconto di H.P. Lovecraft, il maestro americano del terrore, e ne diventa un lettore fedelissimo. Sei anni dopo, il ragazzo prende coraggio e scrive al suo idolo una lettera di ammirazione. Incredibilmente, Lovecraft risponde a quell’improbabile missiva scritta in stampatello maiuscolo e inizia una fitta corrispondenza. HPL scrive al suo fan che apprezza la sua capacità di esprimersi in modo pertinente e incisivo. Sul momento, il 16enne Robert Bloch deve cercare “pertinente” e “incisivo” sul dizionario. Sta di fatto che quello scambio epistolare indirizza la sua vita e lo avvia a diventare uno degli scrittori horror più sfruttati dal cinema.

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Edward Gein

Plainfield (Wisconsin), 17 novembre 1957. La polizia fa irruzione nella fattoria di Edward Gein. Stanno cercando la cassiera di un ferramenta, scomparsa da alcuni giorni. Quello che trovano è sufficiente per incriminare Gein per questo e molti altri delitti. Sulla vicenda del serial killer del Wisconsin, Bloch scrive di getto un romanzo a tinte fortissime: “Psycho”. “Psyco”, fuori dagli Usa.

Hollywood, 17 luglio 1959. Sir Alfred Hitchcock può essere soddisfatto. La prima del suo 46° film, “Intrigo Internazionale”, è stata un trionfo. E’ il regista del momento, il più pagato, il più influente, maestro indiscusso della spy-story e del giallo. La critica continua a snobbarlo ma il pubblico lo adora. E’ uno dei pochi casi esistenti di regista-divo, sia sul grande schermo che in tv, con la seguitissima serie “Alfred Hitchcock presents”. Eppure sente il bisogno di cambiare, di fare film che indaghino temi più oscuri. Ha provato con “Il ladro” e “La donna che visse due volte” ma non è andata bene. Al pubblico non sono piaciuti Henry Fonda e James Stewart, due volti del Sogno americano, costretti in ruoli pessimisti.

Mesi prima, Hitch ha letto Psyco. Ad attirarlo non sono né la trama né i personaggi, ma una situazione liquidata in poche righe frettolose: un omicidio in una doccia. Alla Paramount non vogliono saperne. Non solo il libro tratta temi a dir poco scabrosi, ma il soggetto contraddice ripetutamente il Codice Hays, il “testo sacro” sulla moralità che il cinema deve seguire. Il film si apre con un’impiegata che diserta la pausa pranzo per incontrarsi con il suo partner in un albergo a ore (nonostante si tratti di due single adulti e consenzienti, la relazione viene definita “clandestina”). Non solo: compare un wc, nel quale vengono trovati a galla dei frammenti di un biglietto. Mai prima di allora un water ha avuto un ruolo di primo piano in un film. Nella Hollywood di fine anni ’50 queste cose sono gravi tanto quanto una trama basata sulle gesta di un assassino seriale necrofilo e cannibale.

Robert Bloch
Robert Bloch

Ma Hitch ormai è irremovibile. Rinuncia al suo compenso da regista e si autoproduce. Mette 800mila dollari di tasca propria, insieme alla moglie-assistente Alma Reville. Utilizza attori già sotto contratto con la Paramount e la troupe della sua serie tv. Si gira in bianco e nero, per evitare il facile effetto rosso sangue. I diritti del romanzo costano 9mila dollari. Lo sceneggiatore James Cavanagh viene sostituito quasi immediatamente da Joseph Stefàno che, essendo in cura da un analista, si dimostra molto portato per un copione ad alto tasso di psicosi.

Al romanzo vengono apportati cambiamenti radicali. Il protagonista del libro è un 40enne grasso, laido e alcolizzato. Bloch aveva in testa un personaggio alla Rod Steiger. Il Norman Bates cinematografico viene ringiovanito ed ha la corporatura atletica e il volto affabile ma ambiguo di Anthony Perkins. La vittima della doccia, Mary Crane, prende il nome di Marion (in modo che suoni come Norman al contrario). Trattandosi di un film di Hitchcock, da bruna diventa rigorosamente bionda. Ma soprattutto viene promossa sul campo protagonista principale, interpretata da una delle “brave ragazze” d’America, Janet Leigh. La pellicola anzi si apre proprio su di lei. Il romanzo ha una struttura a flashback in cui le vicende di Norman e Mary scorrono inizialmente parallele. Il film invece sospinge ineluttabilmente Marion, impiegata di un’agenzia immobiliare che ha rubato 40mila dollari al suo capo, direttamente nel mattatoio del “Bates Motel” dove, a 47 minuti dall’inizio, viene uccisa. Veder morire improvvisamente la protagonista ci spiazza inesorabilmente. Dopo un sanguinoso passaggio di consegne, ora siamo alle prese con un protagonista nuovo: l’albergatore Norman Bates, costretto a cancellare le tracce dei delitti di sua madre.

La sorella di Marion, Lila (Vera Miles) e il fidanzato della defunta, Sam (John Gavin), sono sagome appena abbozzate, funzionali allo svolgimento della trama. Altro personaggio ad essere stravolto è il detective privato Arbogast, che sembra fatto apposta per infondere sicurezza e invece cade anche lui sotto il coltello della signora Bates. L’investigatore ha una metamorfosi inversa rispetto a Norman. Nel romanzo è un giovane atletico, nel film ha la fisionomia ruvida e pesante di Martin Balsam.

psycho-hitchcockCon Psyco, Hitchcock contraddice clamorosamente tutte le sue convinzioni sulla suspence. Nei suoi film precedenti, la paura deriva sempre dal fatto che lo spettatore è a conoscenza di dettagli che i personaggi non conoscono. Qui invece, il pubblico è sottoposto a continui colpi di scena e depistaggi, rimanendo privo di ogni punto di riferimento.

Dopo un lungo braccio di ferro con la censura, il film esce nell’agosto del 1960. Hitch impone il divieto tassativo di entrare in sala a film iniziato. Ha lavorato gratis, ma pochi mesi dopo riceve dalla Paramount un assegno da 2 milioni di dollari. E’ il più grande successo della sua carriera. Nel 1980, Psyco avrà fatto guadagnare a Hitch oltre 20 milioni. Per l’ennesima volta gli sarà negato l’Oscar, che andrà al suo eterno rivale Billy Wilder con “L’appartamento”.

Anthony Perkins non riuscirà a evitare ben 3 sequel del film, l’ultimo interpretato insieme a John Landis, regista comico con il pallino dell’horror.

Per sua stessa ammissione, Janet Leigh non farà mai più una doccia senza almeno un bastone a portata di mano. Con 78 posizioni di macchina e una settimana di riprese, quella scena, 45 secondi di cinema perfetto, spiega chiaramente la natura dell’opera: un esercizio di pura teoria filmica, un diagramma finalizzato a spaventare il pubblico utilizzando esclusivamente la tecnica cinematografica. Anni dopo, Hitch spiegherà a Truffaut, nel famoso libro-intervista: “Credo sia una grande soddisfazione per noi utilizzare l’arte cinematografica per creare un’emozione di massa. E con Psyco ci siamo riusciti. Non è un messaggio che ha incuriosito il pubblico. Non è una grande interpretazione che lo ha sconvolto. Non è un romanzo molto apprezzato che lo ha avvinto. Quello che ha commosso il pubblico, è stato il film puro”.

A proposito della versione cinematografica del suo libro, Robert Bloch, scomparso esattamente 20 anni fa, il 23 settembre 1994, dichiarerà: “A comprare i diritti del mio romanzo fu un intermediario che non sapevo rappresentasse Alfred Hitchcock, altrimenti avrei incluso nel contratto anche dei diritti speciali per l’uso delle docce ”.

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