‘Ndrangheta, 13 persone arrestate: c’è anche ex sindaco antimafia

Tra le persone finite in manette c’è Carolina Girasole, l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, durante il suo mandato, dal 2008 al 2013, era indicata come uno dei primi cittadini calabresi impegnati contro la ‘ndrangheta.

L’operazione antimafia della guardia di finanza di Crotone per l’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia. Agli esponenti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto sono contestati i reati di associazione mafiosa, usura, turbativa d’asta e corruzione elettorale.

Un fulmine colpisce la Calabria, ma questa volta non si tratta di cicloni atmosferici ma di un ciclone morale e politico. L’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto (Kr), Carolina Girasole, è stata arrestata stamattina dalla guardia di finanza nell’ambito di un’operazione contro una delle cosche più temibili, gli Arena. Il reato contestato è quello di corruzione elettorale. Secondo l’accusa, infatti, l’allora candidato sindaco avrebbe ottenuto nel 2008 i voti della cosca in cambio di favori. La Girasole era stata eletta prima cittadina alla guida di una lista civica di centrosinistra. Alle ultime elezioni politiche è stata candidata, senza essere eletta, alla Camera dei Deputati con la lista Scelta Civica con Monti, dopo essere uscita dal Pd in contestazione ai metodi usati per la scelta delle  candidature.

Ma l’elemento che da a questa storia connotati diversi da “solito” caso di corruzione è che Carolina Girasole durante il suo mandato da sindaco, dal 2008 al 2013, era sempre stata indicata come uno dei primi cittadini calabresi impegnati contro la ‘ndrangheta e contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività dei Comuni. Il suo nome era stato più volte accostato, a quelli di altre donne sindaco impegnate contro la ‘ndrangheta e più volte ha partecipato ad eventi contro la criminalità.

Tra il 2008 e il 2013, infatti era diventata il simbolo dell’antimafia. Donna e amministratrice in prima linea e vittima di ripetuti attentati, convinta fautrice e sostenitrice di battaglie per la legalità. Tutto ciò fino a oggi, quando la Guardia di Finanza di Crotone le ha notificato il provvedimento di custodia cautelare con gli arresti domiciliari. Adesso dovrà difendersi  dall’accusa più infamante quella di essere stata  eletta, con ii voti della potente cosca Arena, promettendo favori.

Nel 2008 il successo era stato largo e la Girasole aveva vinto le elezioni comunali con 3.360 voti, pari al 40,1%, sdoganando a Isola Capo Rizzuto l’idea di una donna sindaco e sostenitrice di nuovi modelli culturali di legalità e giustizia, anche dopo varie disavventure di scioglimenti per infiltrazioni mafiose.

Prima delle ultime elezioni politiche, era diventata un simbolo dell’antimafia a livello nazionale, fino ad essere in lizza per un posto nelle liste di Camera e Senato. Prima per il Partito Democratico, poi per Scelta Civica, lista per la quale poi venne candidata alla Camera dei Deputati. Nonostante questo alla scadenza del mandato da sindaco e con una coalizione completamente mutata e con una sua lista civica aveva provato la corsa per il suo secondo mandato. Questa volta però e stata sconfitta dal candidato del centrodestra, Gianluca Bruno, aveva conquistato 1.188 voti, pari al 13,67 per cento.

Dall’indagine della Guardia di finanza emerge un quadro inquietante,  l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto e il  marito Francesco Pugliese, in occasione delle consultazioni elettorali amministrative del 2008 avrebbero ottenuto dalla famiglia Arena, su richiesta esplicita del marito Francesco Pugliese l’appoggio elettorale rivelatosi determinante per l’elezione a sindaco. Da questo accordo, secondo gli inquirenti , La Girasole non avrebbe mai preso effettivamente le distanze.

Particolarmente rilevante è l’atteggiamento tenuto dal sindaco Girasole sulla gestione dei terreni confiscati alla cosca Arena già nel 2007. L’indagine evidenzia che nonostante il sequestro questi terreni erano rimasti di fatto a disposizione degli Arena che attraverso la società agricola San Giovanni snc, partecipata dai quattro figli di Nicola Arena, avevano continuato ad occuparli e coltivarli. Nel 2009, infatti, l’Agenzia del demanio proponeva alla Prefettura l’assegnazione dei terreni al patrimonio indisponibile del comune di Isola Capo Rizzuto per essere destinati a finalità sociali, cosa poi avvenuta nel 2010. Il Comune li ha poi assegnati all’associazione Libera Terra Crotone senza però poterne attuare la materiale consegna poiché parte dei fondi risultava occupata da colture agrarie, nella fattispecie finocchi, ma don Ciotti non ha voluto saperne, sostenendo che l’associazione non ha mai gestito il raccolto altrui. Il Comune quindi invece di procedere alla distruzione di quelle colture, secondo gli inquirenti, adottava su proposta del sindaco Girasole una delibera per l’espletamento di una gara finalizzata ad affidare a privati il servizio di raccolta e commercializzazione dei prodotti coltivati sulle terre confiscate. Questa soluzione secondo gli inquirenti  è risultata quella più conveniente alla famiglia Arena. La procedura di gara, per la quale era stato fissato un prezzo a base d’asta irrisorio e molto distante dalle valutazioni di mercato, risultava viziata dalla partecipazione di soli tre imprenditori tutti vicini alla famiglia Arena, due dei quali hanno presentato offerte manifestamente di facciata. Inoltre è stato riscontrato che gli Arena hanno proceduto alla raccolta dei prodotti coltivati in luogo dell’impresa aggiudicataria con conseguente guadagno di cifre notevoli.

Tra le tredici persone arrestate dalla Guardia di Finanza c’è anche un poliziotto in servizio alla Questura di Crotone, l’ accusa è di violazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Secondo le indagini, infatti, avrebbe fornito alla cosca indicazioni sullo sviluppo di alcune indagini in corso, non legate all’operazione di oggi.

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