Adelmo Togliani. Lo studio, il lavoro e Pupi Avati

Madame de Stael alla fine del 1700 scriveva: «Italia, impero del sole, culla delle lettere, maestra del mondo, io ti saluto! Quante volte la razza umana ti fu sottomessa, tributaria delle tue armi, delle tue arti e del tuo cielo!». 

A volte, spesso, pensiamo che di questo retaggio non sia rimasto più nulla eppure, a ben guardare, fra attori, scrittori, artisti in genere molto ancora sappiamo, possiamo e dobbiamo dare come italiani. Quello che manca è il “cielo”, la visione, la politica.

OpenMag darà voce agli artisti che, in Italia e all’estero, fanno grande la nostra tradizione.

Lunedì sera è andata in scena l’ultima puntata di “Un Matrimonio” di Pupi Avati.

Lo sceneggiato ha vinto tutte le serate in cui è andato in onda grazie alla storia, al regista e a un cast di attori di primissimo livello. A fianco a Micaela Ramazzotti, Flavio Parenti, Katia Ricciarelli troviamo l’attore, regista, docente e produttore Adelmo Togliani.

http://youtu.be/R0P4UiCu6N0

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(foto di Alessandro Pizzi)

 Adelmo, “Un matrimonio” ha avuto un grandissimo successo di critica e pubblico. A cosa è dovuto tutto questo ?

 Al fatto che la gente sa ancora apprezzare le cose belle e di un certo livello. Talvolta sembra che alcuni network lo dimentichino.

 Un successo di tutto il cast ma tuo in particolare. Decine d’interviste e lodi infinite. Te l’aspettavi?

 Sinceramente no. Ricevere tutta questa attenzione mi ha spiazzato, ma allo stesso tempo gratificato per gli anni di duro lavoro in cui non mi sono mai risparmiato.

In effetti cercando sulla rete si scoprono decine di lavori di altissimo livello realizzati da Adelmo Togliani.

Che si prova quando si fa quello scatto di popolarità che può far decollare una carriera?

 Io cerco la continuità, non il successo, a meno che questo non coincida con nuove occasioni professionali. Il nostro lavoro, a causa della sua precarietà, ci costringe ad un’altalena continua privandoti di una certa stabilità.

Nella tua carriera ci sono, come attore, produttore, regista, molti spettacoli e lavori sul tema della solidarietà e comunque impegnati – penso all’unicef, alla lotta contro la tossicodipendenza e all’ultimo  Più forte del destino con Antonella Ferrari relativo alla sclerosi multipla -. Un impegno che, sentendotene parlare, sembra nascere da un’esigenza reale. Sbaglio?

Sono cresciuto in una famiglia con un grande senso della giustizia e credo che la cosa mi abbia influenzato. Aggiungiamo che noi attori siamo narcisi e molto concentrati su noi stessi. Lavorare nella produzione dello spettacolo di Antonella Ferrari o per UNICEF Italia è un modo per dedicarmi agli altri. La mia arte al servizio del prossimo.

 Piccoli teatri, spettacoli off. Com’è la vita del attore/regista Adelmo Togliani fuori dalle luci del cinema e della tv?

Katia Ricciarelli - Adelmo Togliani
Katia Ricciarelli – Adelmo Togliani

Il teatro non l’ho mai veramente abbandonato ma cerco di scegliere, ed ad eccezione dei classici non mi capita spesso di leggere dei buoni copioni. Non m’importa se sono piccole operazioni, nella scelta degli spettacoli adotto un criterio diverso. Dopo gli esordi nel 1996 con  Angelo Longoni, ho intrapreso la strada delle televisione e del cinema, oltre quella autorale che mi ha veramente impegnato a fondo. Il teatro ha bisogno di sacrifici e per molto tempo penso di averlo sacrificato un po’, ma niente più di un palcoscenico può regalare certe soddisfazioni. Due anni fa al carcere di Rebibbia, ho partecipato ad uno spettacolo dal titolo Briganti, per la regia di Emanuele Merlino, un giovane autore romano di talento. È stato incredibile.

 Adelmo è un attore dotato di una risata coinvolgente e, parlandoci, capace di metterti subito a tuo agio ma, immediatamente, appena si parla di lavoro diventa serio e professionale. Parlando con i suoi colleghi non ce n’è uno che non ne parli con stima. Per gli attori più giovani è un punto di riferimento.

Sei il direttore di un’accademia di teatro – “Accademia Achille Togliani” – rinomata e frequentata. Com’è aiutare un giovane attore a costruirsi la propria strada?

Impegnativo. Molti dei giovani di oggi hanno tanti talenti ma non li coltivano. Basta un ‘bravo’ e sono già arrivati. O almeno credono. Si è persa molto la cultura della formazione, i ragazzi vengono continuamente bombardati da cattivi esempi cui i media danno credito. Però da molti allievi ricevo continui attestati di stima, più mi arrabbio, più mi vogliono bene…i ragazzi sono fatti così. Hanno una visione tutta loro, anche un po’ distorta, del lavoro e della professione. Purtroppo accendono la tv e lì trovano le giustificazioni a mancanza di talento e di studio. Una cosa ci salva: il palcoscenico con le sue luci. Lì è il vero esame, e in prova puoi fare lo sbruffone quanto ti pare, venire senza memoria e i movimenti sul copione, ma quando sali e si accendono i riflettori…il pubblico ti giudica senza pietà. Quando hanno la possibilità di crescere, come accade in Accademia, senza distrazioni, e con tanti professionisti che li seguono e coccolano, allora possono diventare dei bravi attori.

Un suggerimento ad un giovane che volesse ripercorrere il tuo percorso? Anche se l’hai raccontata innumerevoli volte ti va di raccontarci cosa accadde al Lido delle Nazioni con tuo papà – il padre era il famoso attore-cantante Achille Togliani -?

Disciplina, tenacia, entusiasmo e rigore. Ah dimenticavo, umiltà. Bisogna prepararsi a cadere e rialzarsi continuamente. Non si finisce mai di imparare. Ricordo un episodio in merito alla voce ‘disciplina’, del volume uno del ‘Credo secondo Togliani” (NdA padre). Avevo 17 anni, mio padre mi coinvolgeva come presentatore nei suoi recital. Conducevo lo show in giacca e cravattino. Appuntamento alle 19 e si partiva per la destinazione, un locale famosissimo: La Rotonda di Lido Delle Nazioni. Dopo una giornata in spiaggia trascorsa al fianco della mia fidanzatina, decisi astutamente di intrattenermi oltre misura…Quei 5 minuti mi furono fatali. Mi presentai all’appuntamento con il vestito nel tergi-sacco. Mi guardai intorno, non c’era nessuno ad accogliermi. Andarono senza di me. Dovetti aspettare la fine dello show prima di ricevere spiegazioni. “Così impari”, tuonò mio padre. È chiaro il messaggio?

Credo proprio di sì
Tagli ai finanziamenti, impedimenti burocratici, miopie istituzionali. Il mondo culturale italiano se la passa male. Che ne pensi?

 Credo che paghiamo un periodo in cui ai finanziamenti a pioggia non è seguita una attenta attività di monitoraggio. Risultato: molti soldi a disposizione, ma spesi male. Ci vorrebbero più controlli e tavoli di confronto tra i soggetti statali e i diretti interessati. Al nostro mestiere servirebbero più regole e una considerazione comune maggiore. Spesso suonare, recitare, scrivere non sono considerati delle professioni, a meno che il successo non ti travolga.

 Fare l’attore è un impegno a tempo pieno. So però che la tua vita non si esaurisce nel lavoro. Se ti dico “Press play on tape” che mi rispondi?

 Il Commodore 64…il mio primo grande amore. Sono un retrogamer dipendente. Un vero nerd, e me ne vanto. Mi piace utilizzare i giochi su floppy disk esattamente come vent’anni anni fa. Da Speedball a The Way of the exploding fist, passando per Turrican e California Games. Nutro un sogno nel cassetto: realizzare un documentario su questa meravigliosa macchina che ha cambiato definitivamente il nostro modo di giocare.

Da appassionati di videogiochi l’aspetteremo con ansia!

(foto di Alessandro Pizzi)
(foto di Alessandro Pizzi)

Mentre terminavamo l’intervista Adelmo riceve una telefonata. Si scusa a lungo – un signore anche nelle piccole cose – ma ci dice che deve rispondere.

Prima di salutarci gli chiedo dei prossimi progetti. Si schernisce e non risponde.

Gli artisti, si sa, sono scaramantici.

Però, mentre mi stringe la mano, sorride entusiasta, esclama “ho troppe cose da fare, troppe!” e scoppia a ridere come un bambino al parco giochi.

Entusiasmo, talento, professionalità e successo. L’Italia ha finalmente scoperto una star?

“In bocca al lupo Adelmo!”

 “Crepi il lupo! E grazie a te e ai lettori di OpenMag”

 Per chi si fosse perso “Un matrimonio” può recuperarlo su Rai Replay a questo link

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/page/Page-2950d5cd-ddf9-4358-b836-2888b1070044.html?set=ContentSet-d8d130f2-7875-4022-9988-70147cf2b640&type=V

A cura di Jacopo Ruffini.

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