Finanziamento ai partiti: alla fine ci rimette sempre il sociale

Ne avevamo parlato sotto il periodo natalizio, sotto l’allora governo Letta, con la speranza che i nostri politici potessero riconsiderare la questione e modificare almeno parzialmente la norma. Contrariamente alle nostre aspettative invece, questa settimana è stata approvata alla Camera la conversione del decreto del governo Letta del 2 per mille, già recepito dal Senato. La norma approvata in seconda lettura ha recepito le modifiche votate a Montecitorio, il che significa che a partire da quest’anno sono previste detrazioni fiscali per le erogazioni liberali in denaro (fatte tramite bonifico) in favore dei partiti politici da parte delle persone fisiche per un tetto massimo di cento mila euro. 

Il vantaggio fiscale di questa operazione, rispetto ai 70 mila nell’originaria versione dello scorso dicembre, si è abbassato a 30 mila con detrazioni che non possono superare il 26%, grazie anche ad una campagna della società civile. Tuttavia questo è lo stesso limite imposto anche alle onlus, con la differenza che per le donazioni fatte verso gli enti di non profit il tetto massimo è di 2.065 euro. Questo significa che per donazioni consistenti, per esempio di 30 mila euro, i benefici fiscali per chi dona alla politica sono di circa 4 volte maggiori rispetto a chi dona in beneficenza. 
Questa operazione sembra celare una scelta politica che ci lascia decisamente perplessi: il legislatore sta comunicando che le donazioni ai partiti sono più meritevoli rispetto a quelle destinate al no profit.
«Lo testimonia la politica dei tetti » (Il regalo di Letta ai partiti) sostiene Carlo Mazzini, esperto di legislazione tributaria per www.vita.it, «oltre al fatto che sono bastate poche settimane per stabilizzare il 2 per mille, mentre sono sette anni che aspettiamo una legge definitiva per il 5 per mille». Secondo Mazzini, in realtà, non sono i vantaggi fiscali a «determinare la scelta di donare», ma come sempre sarà la credibilità dell’ente destinatario, «ma certo una volta presa la decisione, le leve fiscali diventano un incentivo importante che va ad incidere sull’entità della donazione».
Il 2014 quindi si apre ancora a ribasso per il terzo settore, che come sempre resta la cenerentola al ballo delle riforme. 
Restiamo in attesa di capire se il prossimo “Principe del Regno” riuscirà a comprendere l’importanza dell’azione svolta dal Terzo Settore e decida di usare la scarpetta di cristallo per tutelare di tutti quegli enti non profit che hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo e alla centralità dei cittadini di questo paese.

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