La storia del cugino di Totò Schillaci non è fatta di notti magiche e trofei ma di sfortuna ed errori di un uomo che ha perso tutto
Ci sono treni che passano e poi non ritornano e se non sei stato abbastanza bravo, veloce e fortunato a prenderli, ti puoi ritrovare solo, assolutamente solo perché sai che era l’unica possibilità ed è sfumata. Malinconicamente si dirada, proprio come il fumo dei treni a vapore che si dileguano pochi secondi dopo essere partiti. Rimane la scia sonora e il ricordo di ciò che poteva essere e probabilmente non lo sarà più.
Maurizio Schillaci oggi ha 53 anni e ne vede tanti treni. Ma tra questi non c’è quello che avrebbe voluto prendere al volo. No, nella vita di Maurizio oggi ci sono solo quei treni abbandonati nella stazione di Palermo che non servono altro che per passare qualche ora notturna al riparo. Maurizio è un clochard, un senzatetto ed uno dei tanti nomadi metropolitani che tirano a campare sperando di arrivare a fine giornata. Maurizio ha un cognome pesante, quello del Totò nazionale delle notti magiche Italia90. È infatti cugino dell’ex centravanti della Juve e della Nazionale italiana, protagonista di un mondiale che lo rese celebre, famoso e ricco. Totò ebbe la fortuna di prendere quel treno, Maurizio no. Lui ci dorme nei treni. Eppure anche lui giocava a calcio e anche molto bene. Nella famiglia si diceva che Totò era bravo ma Maurizio di più, era il fuoriclasse, il talento puro e il genio. In effetti i primi passi di carriera dicono questo.
Nel 1984 a 21 anni gioca nel Licata di Zeman e dimostra già di essere un mostro di bravura. Il tecnico boemo adorava la sua tecnica cristallina, il suo dribbling ubriacante e la sua intelligenza calcistica fuori dal comune. In due stagioni realizza trenta reti ed entra nel mirino di molti club. Nel 1986 arriva la Lazio e il grande salto nel calcio che conta, firma un quadriennale da 500 milioni l’anno, insomma sembra che il treno giusto stia passando, basta 
Maurizio il clochard oggi chiede l’elemosina, ha smesso con la droga, ammette di aver sbagliato nell’essersi lasciato andare in quel modo e cerca ancora un’altra occasione di vita, una nuova speranza e soprattutto una rivincita perchè il suo volto scavato e consumato è quello di chi ha un conto in sospeso con la vita, con la sorte e soprattutto con i treni. Good luck Maurizio.

