Quale migliore occasione per leggere finalmente qualcosa di un autore di cui tutti parlano ma in cui non ci si mai imbattuti in precedenza, se non un libro breve, e per lo più illustrato? Capita così di ritrovarsi per le mani un testo come Sonno di Murakami Haruki
Il nome e la copertina scura invogliano ad iniziarlo a notte fonda, già a letto. Dovesse annoiare, almeno si scoprirebbe il senso del titolo: Sonno. E invece la scrittura è scorrevole, nonostante i rischi di una narrazione integralmente in prima persona, e le immagini di Kat Menschik penetrano in profondità, a dispetto della semplicità dei segni che le animano. Ci si immerge così nelle notti insonni di una trentenne dalla vita routinaria: sposata con un figlio, esce di casa solo per fare la spesa e per la sua mezz’ora quotidiana di nuoto. L’impossibilità di dormire si rivela però l’occasione di riscoprire una parte importante di sé. L’autore riesce così a calare il lettore in un’esistenza come tante altre, banale, ordinaria: non si rimane, tuttavia, indifferenti al personaggio, anzi. Ci si affeziona, in qualche modo, anche se pare difficile non provare pena per questa donna. Il racconto è la dimostrazione di come non servano grandi storie, avvenimenti epocali, azioni eccezionali o cadaveri, per dar vita a un libro interessante. Il problema, casomai, può essere il finale, quando la narrazione si interrompe, e rimani lì a chiederti: e poi, che succede?
di Matteo Finco