28 giugno 1867: nasce Luigi Pirandello

28 giugno 1867: nasce Luigi Pirandello

Nasce il 28 giugno 1867 ad Agrigento, Luigi Pirandello, romanziere e drammaturgo fra i più importanti della letteratura occidentale

Scrittore di novelle e romanzi, poeta, drammaturgo imprescindibile, Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 ad Agrigento, o meglio: Girgenti. Vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1934, con la sua vastissima opera Pirandello ha indagato le paure e i dubbi universali dell’uomo moderno: pazzia, incomunicabilità, maschere e umorismo sono soltanto alcuni dei temi che ha trattato. Autore complesso e sfaccettato, è uno dei capisaldi del pensiero occidentale moderno.

Luigi Pirandello, figlio di una coppia di garibaldini, crebbe in una condizione borghese agiata. La sua fu un’infanzia serena, anche se in parte soffriva, come ebbe modo di raccontare, di qualche problema comunicativo, con il padre in particolare. Fatto che lo portò ad affinare sempre più la sua lingua e la sua consapevolezza espressiva. Tanto che scelse di proseguire gli studi universitari in filologia, prima a Roma e poi a Bronn.

Pirandello

Di stampo fondamentalmente cattolico, il piccolo Luigi Pirandello venne da subito in contatto con la parte più primeva del cristianesimo. Staccandosi dalla gerarchia ecclesiastica, cercò comunque per tutta la sua vita di avvicinarsi alle esperienze mistiche, sia tramite una ricerca individuale, sia tramite i riti della confessione religiosa. Quella di Pirandello fu quindi una religiosità estremamente intima e personale.

Gli esordi letterari di Luigi Pirandello, “L’esclusa” e “Il turno“, non ebbero molto successo. Le cose cambiarono con “Il fu Mattia Pascal” nel 1904, che fu accolto con estremo favore dal pubblico. Un po’ meno dalla critica. Il romanzo mette perfettamente in luce l’idea che ha Pirandello dell’identità umana, come estremamente fragile e determinata come un sovrapporsi effimero e illusorio di maschere su maschere. Concetti che raggiungeranno un grado ancora più fine nel 1926 con “Uno, nessuno e centomila”.

La carriera teatrale di Pirandello iniziò con degli stenti. Demoralizzato per non essere riuscito a far rappresentare i suoi primi lavori, si concentrò maggiormente sui romanzi e le novelle. Solo agli inizi degli anni ’10 tornò al teatro. Nella prima fase si dedicò al teatro in lingua siciliana, ritenuta una lingua più viva rispetto all’italiano. In una seconda fase, Pirandello si staccò sempre più dal verismo di opere come “Pensaci, Giacomino“, per avvicinarsi a un teatro più grottesco, che possa rovesciare l’illusione della realtà, per esempio ne “Il giuoco delle parti” del 1918.

Il vero punto di rottura arriva con la terza fase della sua produzione teatrale. Pirandello in questa fase abolisce la quarta parete, ovvero la separazione fra spettatore e rappresentazione. L’opera cardine di questo momento è “Sei personaggi in cerca d’autore” del 1921, opera in cui confluiscono richiami sia alla sua produzione precedente, sia alla sua vita privata, come per esempio la straziante malattia mentale della moglie. Risulta così una sconvolgente rappresentazione della vita e dell’arte.

Pirandello

Il riconoscimento maggiore per Pirandello fu la consegna del Premio Nobel per la letteratura nel 1934, “per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. Nel novembre del 1936, mentre era sul set cinematografico di una trasposizione del “Fu Mattia Pascal”, Luigi Pirandello si ammalò di polmonite. Dopo appena quindici giorni, si aggravò ancora di più e morì il 10 dicembre 1936. Il corpo, per sua volontà, fu cremato e le ceneri riportate alla villa di famiglia.

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