La primavera vuol dire gioventù e rinascita. Nel calcio è il nome dato alle formazioni giovanili. Andiamo a vedere questa primavera italiana!
All’interno delle squadre primavera vengono coltivati e cresciuti i migliori talenti che, una volta sbocciati, potranno fare bella mostra di sé fra i cosiddetti “grandi”. Il calcio come sport non è nuovo a metafore naturali, difatti, i settori giovanili vengono definiti “vivai”.
Dovremmo insomma immaginare l’Italia calcistica come il “grande prato verde” di Morandi, quello in cui “nascono speranze”. Eppure questo prato, per quanto rigoglioso possa essere, viene curato veramente poco, ce lo dicono gli eventi degli ultimi anni.
Allarme Rosso
Diciamo che noi italiani non siamo propriamente persone dal pollice verde, sia per quanto riguarda la realtà sia per quanto riguarda il calcio. È di poche settimane fa l’ennesimo allarme lanciato da mister Nicolato, CT dell’Under-21, che dice “Se va bene, fra un po’ i giovani dovremo andare a pescarli in Serie C”.
Si riferisce al fatto che nelle due più alte categorie del calcio italiano ci siano pochi, anzi pochissimi, giovani italiani. L’Under-21 infatti ha come bacino d’utenza la Serie B, con qualche innesto dalla Serie A, poiché dovrebbero essere i migliori d’Italia. Risultato? Non ce ne sono abbastanza!
E la colpa di chi è?
Andiamo ad analizzare i motivi, se di “colpa” si può parlare. I fattori sono tanti, proprio a partire dai vivai. Basti pensare che quello dell’Atalanta, il migliore d’Italia, è forse l’unico che fornisce il 20% dei giocatori alla sua e alle altre squadre. Basandoci solo sulla Serie A viene allora da chiedersi: ma le altre 19 che fanno?
Sicuramente dispongono anche loro dei settori giovanili e la Juventus addirittura di una squadra Under-23, ma fanno molto male. E quando anche un giovane di talento raggiungesse determinate vette, fino a 24 anni non verrebbe considerato pronto.
Primavera o, forse, autunno?
I giocatori Under-21, nella sola Serie A, sono il 2,7%. Ma la percentuale si abbassa vergognosamente quando scopriamo che solo lo 0, 43% di loro è titolare. Insomma, più che la dinamicità primaverile, in Italia prediligiamo la staticità invernale.
Curare il talento di un giovane e farlo esprimere al meglio, in una squadra in cui è cresciuto – modello Ajax per intenderci – dovrebbe essere un orgoglio. Un orgoglio che non solo avrebbe un impatto a livello di club, ma anche e soprattutto a livello di Nazionale.
Insomma, questa Primavera tarda a sbocciare, ma se vogliamo uscire da questo inverno è il momento di rimboccarsi le maniche, altrimenti le “indigestioni di Macedonia” saranno sempre più frequenti!