Incinta di due gemelli… O forse no? In questo inizio di primavera abbiamo deciso di fermarci per rispondere a una domanda: diamo notizie ma… Che fretta c’era?
Kate Middleton aspetta 2 gemelli! Lo sapevate? Noi non ne siamo ancora certi, forse nemmeno i due Royal-genitori. Ma che sia vero o meno non è più importante.
Ciò che conta è essere i primi a indovinare, eventualmente, il grande scoop. E poi, in caso, a smentire prontamente e invertire così il processo comunicativo.
Ma finché ad essere lasciate andare con poco spirito, voglia o possibilità di verifica sono notizie su eventuali nuovi eredi della Regina Elisabetta, il danno è relativamente contenuto. Con buona pace dei Cambridge e di tutti i più accaniti e le più accanite fan di una delle “families” più attenzionate d’Europa.
Cosa succede invece quando, in questo soddisfare la fame delle testate giornalistiche, e non solo, di notizie sensazionalistiche ed esclusive traspare mancanza di lucidità e necessario approfondimento di notizie e fonti? Insomma, che fretta c’è di dare una notizia non verificata?
Invasione dell’Ucraina e flussi di click
Ce lo eravamo già chiesto qualche settimana fa, durante le prime fasi dell’invasione dell’Ucraina. Quando, oltre al dramma umano, abbiamo assistito anche a un’emorragia di notizie non verificate. Che hanno sicuramente aumentato i flussi di click, certo. Ma anche la nostra emotività e insicurezza nel fidarsi di una fonte o di un’altra.
Si sono rincorse sul web notizie e video di attacchi e contro-attacchi aerei, esercitazioni ufficiali “in preparazione di”, lancio di gas sui civili ucraini…
Per quanto il clima già non fosse dei migliori, sicuramente l’ambiente dell’informazione non ha contribuito a fare chiarezza, così saturato da fake news, titoli clickbait che promettono qualcosa e restituiscono tutto il contrario, reactions di abbracci e sigh e ricerca spasmodica di like e visualizzazioni.
Immediatezza e presentazione drammatica
Sembrerebbe molto comune, tra i corsi di giornalismo, iniziare le prime lezioni con l’aneddoto della notizia stampa di un uomo che morde un cane: per spiegare l’importanza di un titolo e una notizia sorprendente o scioccante. Capiamo certamente perché risulti più interessante del contrario.
Ma, considerati i recenti fatti, fino a che punto è giusto perseguire questa via del sensazionalismo, a discapito magari di attenzione nell’analisi delle notizie e di una solida credibilità? Quanto possono valere continue smentite? E quanto è sacrificabile realmente il pensiero critico, attaccato costantemente attraverso letture veloci e disattente nella formulazione?
Nel mondo dell’informazione di oggi, una produzione più rapida ed economica è ciò che sembra farla da padrone. Il tema è che essendo connessi 24 ore su 24 con notizie, lavoro, amicizie e famiglia anche i media si adeguano a ritmi diversi che non danno possibilità di rispondere a quei criteri di qualità che solo una più approfondita ricerca garantisce.
Slow Media in soccorso…che fretta c’era?!
Per questo nel 2010, durante una conferenza a Leipzig, lo Slow Media movement è venuto ufficialmente in soccorso di giornalisti e giornaliste, ma soprattutto lettori e lettrici. A salvare chi è, invece, in cerca di qualcosa di più rispetto ai complessi, rapidi e spesso insoddisfacenti metodi della comunicazione istantanea.
Dai principi dello Slow Food, e dopo lo Slow Reading e stili di vita Slow più sostenibili che vi invitiamo a riscoprire sempre qui su OpenMag, nasce infatti lo Slow Media Manifesto fatto da indicazioni per scelte di pubblicazione più consapevoli e “isole di voluta lentezza […] essenziali per la sopravvivenza”.
Il manifesto è infatti una proposta concreta e sostenibile di ritmi accettabili di produzione e fruizione dei media nell’era digitale. E l’idea è che gli ingredienti dell’informazione vengano preparati con consapevolezza e un tempo adeguato, coccolando il nostro spirito critico e anche diritto ad un’informazione di qualità.
Ritorno alla qualità
Un tipo d’informazione che in molti cercano oggi di sponsorizzare. Per tornare ad un uso dei media più consapevole, meno spettacolarizzato, più libero da notizie non verificate e con i giusti tempi.
Alla fine… Che fretta c’era? È quello che si chiedeva Loretta Goggi, nella sua celebre Maledetta Primavera. E, chi ci conosce lo sa, è anche un po’ il nostro motto qui ad OpenMag.