Diversi casi, diverse reazioni. Siamo partiti da qui per raccontarvi quanto le risposte di fronte a una molestia, discriminazione o violenza, contino talvolta nell’alimentare la direzione dell’opinione pubblica.
Recentemente si è parlato molto della vicenda che ha coinvolto la giornalista Isabel Balado, a Madrid. Durante un servizio che stava andando in onda sulla tv spagnola, la giornalista è infatti stata molestata fisicamente da un passante. Per quanto sia stato plateale il gesto dell’uomo, la Balado non si è scomposta cercando di proseguire nel suo lavoro. Ha accennato soltanto un barlume di imbarazzo dovuto all’improvvisa interruzione della trasmissione.
E allora, un primo punto di riflessione può scaturire proprio dalla reazione della donna: il suo contenimento è dovuto a un’irreprensibile senso del lavoro, che le impedisce di rovinare il servizio? Oppure è frutto di una cultura misogina in cui si sminuisce il peso della molestia fino al punto in cui una donna sceglie di non opporsi per evitare di scatenare ulteriori commenti o risposte spiacevoli?
Episodi del genere continuano purtroppo ad essere più diffusi di quanto si creda. In questo senso ha suscitato scalpore in Italia il caso della giornalista Greta Beccaglia, avvenuto verso la fine del 2021. Dopo un match calcistico infatti, un tifoso italiano ha molestato la reporter che stava svolgendo, anche in questo caso, il suo lavoro fuori dallo stadio.
In Italia non sempre viene data la giusta visibilità alla discriminazione di genere…
Se di questi due casi si è parlato molto, soprattutto affiancandoli, ce n’è un terzo che non ha subito l’attenzione mediatica che meritava. L’episodio in questione coinvolge ancora una volta lo scenario italiano, con una delle sue reti televisive più famose e discusse. Nell’autunno del 2022, infatti, durante una trasmissione della Rai, si è potuto intravedere un gesto alquanto ambiguo nei confronti della cantante Jessica Morlacchi. Il fautore era il celebre cantante Memo Remigi, che con mano lesta ha invaso l’intimità della vicina cantante quasi nascosto dalle telecamere. La reazione della Morlacchi è simile al caso di Isabel Balado, se non peggio. La bassista non ha neppure smesso di sorridere in favore di camera, limitandosi a scacciare la mano del collega senza dare scalpore.
Cosa succede quando il molestatore è un personaggio pubblico?
Memo Remigi è stato sospeso dal programma dopo l’accaduto. Tuttavia, a giudicare da diverse sue affermazioni, non sembra rendersi conto del gesto che ha commesso: in un capitolo del suo nuovo libro, “Sapessi com’è strano”, uscito qualche mese dopo il misfatto, ha parlato dell’accaduto. Ha innanzitutto affermato che il libro sarebbe stato pubblicato prima se non fosse accaduto lo scandalo con la cantante, quasi come se fosse lui la vittima di questa storia. Inoltre ha definito la sua azione come un “patatrac”, o una “bravata”.
Sembra quasi banale ricordarlo, ma la molestia è un azione volontaria e come tale non può essere fatta passare come fosse un incidente. Inoltre una discriminazione non può essere neanche considerata una bravata o scherzo, in quanto si parla di questioni quali il diritto alla dignità, che è ben lungi da uno scherzo.
Come vedremo, nel caso spagnolo si sono presi provvedimenti immediati e, nonostante le ambiguità, anche quanto accaduto a Greta Beccaglia non è passato inosservato. Per quale motivo, allora, a fronte di una molestia come quella di Memo Remigi non sono state adottate sanzioni penali? C’entra forse il fatto che il cantante in questione è un personaggio pubblico?
Rispondere a questa domanda non è facile. Tuttavia non sarebbe la prima volta che si tenta di proteggere un personaggio famoso solo per evitare lo scandalo mediatico.
Due pesi e due misure per casi simili di molestia
Partiamo dai due casi delle giornaliste che risultano analoghi nel contesto, eppure l’evento italiano ha avuto esiti diversi. Infatti non sono mancate voci (già a partire dalla reazione dei giornalisti in studio) che sostenevano l’esagerazione della giornalista che, a detta loro, ha frainteso un comportamento innocuo. L’opinione pubblica risultava quindi divisa, tra chi denunciava l’atto improprio del ragazzo e chi sviliva l’accaduto.
Forse sarebbe accaduto lo stesso con il caso spagnolo, se non fosse per l’intervento immediato del collega giornalista di Isabel. Dopo la scena, il conduttore in studio interrompe infatti il flusso delle notizie per far inquadrare il molestatore e permettere alla giovane giornalista di avere un confronto diretto con lui. Egli nega quanto accaduto e incomincia a svignarsela. La rete televisiva, però, avverte le forze dell’ordine, che dopo qualche minuto arrestano il giovane molestatore.
La vicenda ha scatenato l’ira delle istituzioni e dell’opinione pubblica nei confronti del ragazzo. Si è attivata in primis Mediaset Espana, padrona del programma “canale cuatro”, a supporto della sua dipendente. Anche Irene Montero, Ministra per le pari opportunità, ha voluto sottolineare la sua vicinanza a Isabel Balado. In seguito ha lanciato un appello a tutti, ribadendo che certe cose non possono più essere tollerate come troppo spesso accadeva in passato.
Simile invece la situazione che si è cercata di sminuire nell’altro episodio tutto italiano, in cui, come riportato poc’anzi, la molestia è stata paragonata a una ragazzata, a cui non si dovrebbe dare troppo peso. In ogni caso, il cantante è stato immediatamente sospeso dalla rete televisiva. La Rai non ha mai avuto dubbi sulla violazione delle norme del Codice Etico dell’Azienda, che non permette certi comportamenti.
Casi a confronto
Analizzando questi eventi, sorge spontaneo domandarsi come mai abbiano avuto esiti differenti. Perché in un caso qualcuno ha preso sottogamba la molestia? E perché invece in Spagna è stato deciso di adottare subito provvedimenti morali e penali?
Le risposta a tal quesiti la troviamo ancora una volta nell’intervento del collega giornalista. Non è raro che un’opinione o una credenza collettiva venga influenzata dalle affermazioni di un soggetto terzo, o dal suo modo di comunicare. La risposta repentina del collega di Isabel Balado, ha subito fatto apparire il gesto del giovane come immorale. Coloro che si sono ritrovati a seguire la trasmissione, perciò, hanno percepito la rabbia del giornalista come una corretta reazione alla molestia.
Questa fase della vicenda non si è riscontrata nella diretta della giornalista italiana. Al contrario, nel momento in cui si è lamentata dell’atto subito, un suo collaboratore le ha suggerito di non arrabbiarsi e di continuare il servizio. Quest’ultima affermazione ha scatenato le reazioni dei movimenti femministi online. Attraverso hashtag lanciati su vari social network, hanno cercato di sensibilizzare la popolazione del web circa gli abusi fisici e psicologici. Inoltre, chi difendeva la giornalista sosteneva che la dignità di una donna, così come quella di un uomo, è di certo più importante di proseguire un programma televisivo.
Tutti questi episodi, caratterizzati da azioni giuste in un caso e sbagliate dall’altro, dimostrano quanto l’unione di tutti nel rispetto dei diritti umani sia fondamentale per trasmettere il giusto messaggio ed evitare di alimentare comportamenti inopportuni.
Le voci ignorate delle vittime
Fino ad ora sono stati analizzati casi di abusi su donne riprese dalle telecamere, e quindi su cui è impossibile negare l’accaduto. Questi sono però casi eccezionali, che rappresentano una minima parte degli abusi che ogni giorno le donne, così come uomini, subiscono. In un clima di rivoluzione culturale come quello che stiamo vivendo, che sta dando voce a tutte quelle minoranze che fino ad ora non riuscivano a ribellarsi, sarebbe opportuno scavare a fondo e condannare anche quegli abusi che non compaiono sugli schermi.
Certamente sarà un percorso tortuoso quello che porterà alla parità di genere in tutto e per tutto e alla sconfitta delle discriminazioni. In ogni caso, se esiste un punto di partenza è proprio questo: combattere fermamente ogni forma di abuso e discriminazione, educando al rispetto dei diritti altrui e smetterla di svalutare qualsiasi azione misogina dettata dalla cultura dello stupro troppo spesso presente nelle società moderne.
A cura di Mario Loffredo