Risoluzione è una parola difficile, che poco sembra avere a che fare con lo sport. Spesso la vediamo comparire durante le sessioni di calciomercato, riguardo i contratti, ma noi vogliamo esaminarla a più ampio raggio.
Nel mondo dello sport, oltre ai contratti da risolvere, ci sono tanti episodi o comunque situazioni che si preferisce ingarbugliare ancor di più, anziché chiarirle. Situazioni più o meno spinose che fanno da contorno allo sport, di cui spesso il gossip e i vari utenti social si cibano, esasperandole ancora di più.
Ricordate il caso Acerbi-Juan Jesus? Ebbene, un caso che non venne mai chiarito per “mancanza di prove” trattato come “potenziale caso di razzismo” dalla procura federale. Un caso su cui tutti buttarono benzina sul fuoco e, nemmeno per un attimo, pensarono a sgonfiare.
Sempre trattato come “la mia parola contro la sua”, nessuno ha provato ad assumersi delle responsabilità, soprattutto rispetto al tema trattato. Insomma, un esempio eclatante di conflitto non risolto.
Un caso o una soap-opera?
A distanza di tempo, è di nuovo l’Inter a rendersi protagonista di una situazione controversa: dopo la sfida persa contro la Juventus, Lautaro Martinez “avrebbe” bestemmiato e secondo le regole “avrebbe dovuto” scontare una squalifica di una giornata (come avviene nei casi analoghi).
Il condizionale è d’obbligo visto che, nonostante le telecamere abbiano catturato l’accaduto, secondo la procura federale “il labiale non basta, serve l’audio”. E quando anche l’audio viene trovato, l’Inter intraprende la strada del patteggiamento, evitando a Lautaro la squalifica di una giornata e facendogli pagare una semplice multa.
La cosa che stupisce, più del fatto se ci sia stata o no questa bestemmia, è la miriade di articoli e commenti che circolano sul web riguardo al fatto. Una situazione che viene fomentata e non chiarita, per generare le famose interazioni che ormai sembrano essere l’unica vera moneta nel mondo dell’informazione e dei social.
Di tutto ciò che poteva essere analizzato in quella partita, come l’Inter che cade contro una Juve non al top o il rendimento dello stesso Lautaro, al di sotto delle aspettative, fino ai due allenatori, protagonisti nel bene e nel male della stagione che le loro squadre stanno disputando. Su cosa si soffermano tutti? Sulla presunta bestemmia di Lautaro Martinez!
Certo, parliamo sempre di un calciatore che dovrebbe essere da esempio per chi lo guarda, ma il fatto è anche che, anziché dedicare la giusta attenzione all’episodio, lo trasciniamo!
Lunghe, inutili, discussioni
Alla faccia della risoluzione! Anzi! Più che risolverla, essa viene fomentata, proprio per generare una discussione che però, a questo punto, col calcio ha molto poco a che fare. Juventus-Inter si è tenuta il 16 febbraio scorso e, a distanza di un mese stiamo ancora parlando della bestemmia e della squalifica di Lautaro Martinez.
Un po’ troppo, o no?
E se anche volessimo spostarla su una questione etica, alzeremmo un polverone! Perché, ad esempio, se si pronunciano altre frasi ingiuriose non si sconta alcun tipo di squalifica? E perché invece di andare verso una risoluzione il più pacifico possibile, si esasperano le situazioni?
Spostare l’attenzione
Questo contorno inizia ad essere sempre più preponderante e addirittura alimentato. Il famoso “non importa se bene o male, purché se ne parli”. Non importa risolvere una questione che potrebbe essere razzismo, una presunta bestemmia o ancora cercare di parlare con la parte avversa.
L’importante è generare interesse, nel modo sbagliato però. Non si creano quasi mai discussioni costruttive, che vadano verso un punto d’incontro, una risoluzione.
Sarebbe stato importante, nel caso di Acerbi e Juan Jesus, fermarsi a capire e sbrogliare la situazione. Invece si sono alimentate le polemiche.
Sarebbe stato importante fermare Lautaro una giornata, per far capire a chi guarda che chi sbaglia paga. Invece, per un mese, si è continuato a discutere sul nulla, e non per risolvere la questione!
Perché?
Perché risolvere, anche un semplice indovinello, richiede pazienza e lavoro e nella società di oggi, in cui tutto corre troppo velocemente, non c’è tempo per fermarsi a risolvere e costruire.