Krav maga: la sicurezza passa dall’autodifesa

Krav maga: la sicurezza passa dall’autodifesa

Il Krav Maga è un metodo di combattimento di origine israeliana. Se usato consapevolmente dalle donne può diventare un’arma per reagire alle aggressioni. Perché non ci sia più bisogno di Giornate Internazionali contro la violenza di genere.

Il 25 novembre è tutti i giorni. Al di là di ogni retorica, su Openmag la parità di genere, il contrasto alla violenza e il rispetto delle donne sono temi riguardo i quali cerchiamo di riflettere indipendentemente dal periodo dell’anno. Inoltre Aicem, il nostro editore, è attiva ogni giorno contro i discorsi d’odio con progetti e azioni concrete.

Per questo, come ogni anno, abbiamo deciso non solo di fornire un approfondito quadro della situazione attuale sulla violenza contro le donne, ma anche di raccontare come le donne stesse vivano e affrontino quest’epoca. E, nel farlo, ci siamo imbattuti nell’Accademia Securdan Krav Maga e nel suo programma “Sicurezza Donna”.

In una realtà che le vuole spesso vittime o continuamente a rischio di diventarlo, abbiamo allora deciso di mostrare uno dei modi di reagire e farsi trovare preparate di fronte ai pericoli che purtroppo sono ancora tanti.

Così siamo entrati in contatto con l’Accademia Securdan Krav Maga.

Krav Maga: la forza delle donne

Il nome della scuola viene dal metodo sportivo utilizzato, appunto il Krav Maga. Di origine israeliana, il termine significa letteralmente “combattimento con contatto”. E l’Accademia si occupa infatti da più di vent’anni di sicurezza e autodifesa personale. Da qualche anno ha inserito tra i corsi il programma “Sicurezza Donna”, quello che ci hanno raccontato Daniele Rossi, istruttore capo all’Accademia, e Chantal Di Porto, istruttrice.

Chantal è solare, magra, potrebbe sembrare quasi gracile, a un primo sguardo. Ma appena assume la posizione di difesa perde tutta l’aria di potersi trasformare in una “preda”.

Daniele è alto, con un fisico che fa subito pensare a quanto possa diventare controproducente litigare con lui. Qualcuno potrebbe pensare di non dar vita a risse, di non farlo arrabbiare per non soccombere. Ma, anche se non avesse lo stesso fisico, Daniele è comunque un uomo. Perciò l’idea che possa trasformarsi in una “preda” non sfiorerebbe probabilmente la mente di nessuno.

Ed è per questo che Daniele ha deciso di dar vita al programma “Sicurezza Donna”. Obiettivo: formare ragazze e donne nell’autodifesa. Non solo a livello fisico, ma accompagnandole in un percorso che aumenti la loro autostima e la percezione delle proprie possibilità.

Autodifesa, consapevolezza e percezioni

8 lezioni base attraverso le quali “vediamo cambiare le ragazze in modo incredibile. Dalle bamboline indifese della prima lezione, nell’ultima ci troviamo davanti delle donne molto meno insicure, più decise e consapevoli.. A volte vere e proprie camioniste!” ci spiegano.

Non parliamo certo di una soluzione al problema della violenza ma riconoscere che ogni donna, in quanto tale, è purtroppo ancora particolarmente esposta al pericolo di diventare vittima, è intanto un punto di partenza per agire concretamente. E il metodo Krav Maga applicato alla sicurezza delle donne le aiuta nell’acquisire una percezione completamente diversa di sé e dei potenziali pericoli presenti in strada e nella quotidianità.

L’acquisizione di tecniche di difesa specifiche e della consapevolezza della propria fisicità evita così il tanto temuto terrore capace di immobilizzare la vittima nella situazione di pericolo. In casi simili, quando tutto sembra perduto, la psicologia dà un nome all’autodifesa che la donna mette in atto. Parliamo del “freezing”, una inconscia tecnica di difesa dissociativa che si attiva e fa vivere alla vittima la sensazione di vedere dal di fuori quel che sta effettivamente vivendo. Il classico “non sembrava stesse accadendo a me”. Ecco, la difesa personale diventa una vera e propria arma per prevenire il “troppo tardi”.

Krav maga la sicurezza passa dall’autodifesa

Vittima e carnefice. Oppresso ed aggressore.

La violenza fisica, quella di cui ci stiamo occupando in questo caso anche se non l’unica capace di procurare danni e conseguenze sulle donne, trova applicazione nell’aggressione. Nell’attacco ci sono sempre due attori. Ruoli ben definiti: vittima e carnefice. Il sopruso nasce da un comportamento aggressivo nei confronti di una donna, considerata in questo caso debole e perciò attaccabile. Ma la risposta della vittima dipende dal processo psicologico che si attiva di fronte all’aggressione.

“Conosco donne esperte in arti marziali che mi hanno raccontato di esser state stuprate o abusate e di non esser riuscite a muovere un dito”, ci racconta un’allieva della scuola. “E pensare che in Israele, terra dalla quale viene il Krav Maga, femminicidi e aggressioni sono problematiche minime. Intanto perché si ha una certezza della pena in casi simili. E poi perché gli uomini sono quotidianamente abituati a confrontarsi, soprattutto nelle gerarchie militari, con donne che ricoprono ruoli di potere. Quindi non c’è una grande differenza sociale ed economica che porta a considerare la donna debole di per sé”, conclude.

La sicurezza (non) è donna

Il corso di Krav Maga “Sicurezza Donna” è sicuramente solo un esempio, un punto di partenza per tante donne che vogliano prender in mano la situazione. Perché se è vero che una corretta informazione, un supporto da parte delle istituzioni, la certezza delle pene e parlare di come sia possibile cambiare le cose sono tutti elementi fondamentali nel processo di cambiamento, finché ciò non avverrà tante donne devono far i conti col presente.

E devono poter affrontare con più sicurezza la loro vita. Conoscersi, comprendere il proprio valore e pensare di farcela di fronte a un uomo che la attacca è, per una donna, fondamentale. E lo sarà ancor di più finché non sarà la società a cambiare ruoli e gerarchie di potere.

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