Non solo elezioni.. La democrazia passa anche dall’Eurovision

Non solo elezioni.. La democrazia passa anche dall’ Eurovision

Eurovision, festa dell’Europa ed elezioni europee. Tra maggio e giugno saranno tanti gli appuntamenti con la democrazia… Anche molto pop!

Come ogni anno, maggio è il mese in cui si festeggia l’Europa cercando di raccontare, in modo tutt’altro che noioso, cosa significhi esserne parte e cittadini. Il 9 maggio ricorre infatti la giornata dell’Europa, che celebra la pace e l’unità dell’Unione Europea. Ancora, tra il 7 e l’11 maggio 2024 si terrà l’Eurovision Song Contest, festival musicale internazionale organizzato annualmente dall’Unione europea di radiodiffusione (UER). Il festival è entrato nel Guinness World Record come competizione annuale di musica più longeva a livello internazionale.

Elezioni europee 2024 e l’importanza della democrazia in UE

Nonostante possa sembrare un semplice evento canoro, l’Eurovision di fatto rappresenta un esercizio di democrazia per niente indifferente. Inoltre quest’anno il Festival cade esattamente un mese prima delle elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024 (in Italia con votazioni l’8 e il 9) per eleggere i membri del Parlamento UE. Votare è importante tanto a livello nazionale quanto a livello comunitario, ma spesso si ignora il vero valore di questa azione, che di fatto andrà ad impattare la vita di ogni cittadino europeo.

L’UE, infatti, ha un ruolo rilevante in diversi ambiti: si occupa innanzitutto di affrontare le sfide globali presenti nella nostra società, a cui un singolo paese non riuscirebbe a far fronte individualmente. Per lo più, approva leggi che impattano sulla vita di ognuno, dalle piccole startup alle multinazionali, dal livello locale a quello globale. Tali normative toccano una miriade di priorità: ambiente, sicurezza, immigrazione, politiche sociali, diritti dei consumatori, economia, rule of law… Insomma, la politica comunitaria ha delle ripercussioni dirette su qualsiasi questione nazionale.

Molto spesso, inoltre, si tende a dare per scontata non solo la democrazia, ma anche i diritti che derivano dal fatto di essere cittadini europei. Appartenere all’UE significa, giusto per citare qualche vantaggio, poter viaggiare liberamente utilizzando solo la carta d’identità, avere accesso alle cure sanitarie di un qualsiasi Stato membro grazie alle tessera sanitaria, poter acquistare e vendere senza restrizioni un prodotto o una prestazione in un qualsiasi Paese UE, e molto, molto altro.

Ma, tornando al punto di partenza, quale è la connessione tra l’Eurovision Song Contest e la democrazia in Europa?

La nascita dell’Eurovision come parte del processo di integrazione europea

L’Eurovision può essere considerato parte del processo di integrazione europea che si è sviluppato negli anni’50: il vecchio continente era straziato dalle conseguenze della Seconda guerra mondiale e i vari paesi europei stavano ricostruendo a poco a poco le proprie città. I padri fondatori di quella che poi sarà la Comunità Economica Europea – e poi Unione Europea – erano guidati da diversi ideali, tutti però riconducibili ad un unico obiettivo fondamentale: la pace tra le nazioni europee.

Con la nascita dei primi servizi televisivi nel XX secolo, l’UER crea nel 1954 l’Eurovision Network, grazie all’intuizione di Marcel Bezençon, direttore generale della Swiss Boadcasting Corporation. Lo scopo era quello di scambiare e produrre programmi televisivi il più efficientemente possibile. L’idea, però, di creare una vera e propria competizione canora viene alla nostra RAI, la quale si ispira al festival di Sanremo che organizzava dal 1951, ma anche al Festival internazionale della Canzone a Venezia: quest’ultimo in particolare presenta infatti una struttura abbastanza simile all’Eurovision – l’unica differenza rilevante è che questa competizione veniva trasmessa via radio. La prima edizione del 1955 prevedeva la presentazione da parte dei partecipanti (Austria, Belgio, Francia, Italia, Monaco e Paesi Bassi) di canzoni originali che non superassero la durata di 3 minuti e mezzo, votate poi da delle giurie nazionali.

Sviluppo dell’Eurovision: dalla prima edizione ai giorni nostri

La prima edizione dell’Eurovision si tiene il 24 maggio 1956, nasce come esperimento tecnico di trasmissione televisiva e vede la partecipazione di sette Stati: Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo e Italia. Per ragioni tecniche, il contest viene trasmesso in Svizzera, a Lugano: la sua centralità geografica ha fatto sì che lo Stato rappresentasse un nodo naturale per i trasmettitori terresti necessari per poter mandare in onda la competizione in diretta simultaneamente nei diversi paesi partecipanti. In questa prima edizione, ciascun partecipante ha portato due canzoni, e ha trionfato la svizzera Lys Assia con la canzone Refrain.

Nel corso degli anni aumenteranno sempre di più i partecipanti e verranno introdotte nuove regole per migliorare il format. Particolare è stata l’ edizione del ’69 a Madrid dove avviene uno degli “imprevisti” più particolari della storia del festival: si verifica la vittoria ex aequo di Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna. Per evitare altri incidenti, nell’edizione successiva si introduce una nuova regola per impedire che si possa verificare nuovamente una situazione del genere.

Non mancheranno poi negli anni polemiche di stampo politico (e non solo), colpi di scena e quant’altro. Basti pensare al fatto che, dopo l’edizione del ’97, l’Italia non parteciperà fino al 2011 a seguito delle accuse di un possibile sabotaggio da parte della Rai con l’intento di non ospitare l’evento. Per fortuna, però, l’Italia non solo è ritornata a partecipare, ma in generale è uno dei paesi più apprezzati tra quelli in gara: emblematica è la vittoria dei Måneskin con Zitti e Buoni nell’edizione del 2021.

Una comunità musicale oltre l’Europa

Nonostante, come già affermato in precedenza, l’Eurovision sia frutto soprattutto del processo di integrazione europea post Seconda guerra mondiale, tale obiettivo si sviluppa anche al di là dell’Europa. Lo dimostra anche lo slogan scelto: “United by Music”, che vuole riassumere il senso profondo del festival: la musica rappresenta infatti un mezzo di integrazione potentissimo tra popoli, in grado di superare le differenze e, talvolta, anche le tensioni politiche tra paesi.

Infatti, bisogna ricordarsi che all’Eurovision partecipano anche Stati non europei. Il primo paese extraeuropeo che ha preso parte alla competizione è stato Israele nell’edizione del 1973, ma nel corso degli anni ce ne sono stati diversi. Hanno partecipato, per citarne alcuni, Azerbajan, Russia e anche il Marocco una volta nell’edizione del 1980. Dal 2015 l’Australia, addirittura, partecipa ogni anno come Paese invitato.

Qualsiasi opinione si possa avere sull’Eurovision, è innegabile che rappresenti un momento di condivisione e solidarietà tra popoli. In questo evento si abbattono le barriere linguistiche – si può addirittura partecipare con una canzone cantata in una lingua inventata – e persone di tutto il mondo si ritrovano, tutte insieme, a condividere un momento di leggerezza e divertimento grazie alla musica. Inoltre, una delle regole fondamentali dell’Eurovision è che nessuno può votare per il proprio paese in gara: questo fa sì che le persone si liberino dal senso di nazionalismo e si concentrino sulla musica e sulla multiculturalità del festival.

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