Pensavo fosse l’aula Giulio Cesare invece era Fight Club

Premessa . Mentre leggete l’introduzione qui sotto, fatelo con la sigla di Mixer in sottofondo. Per i più giovani si tratta di un programma di approfondimento di Gianni Minoli di qualche anno fa.

Dario Rossin, 47 anni a romano, laureato in giurisprudenza, avvocato, ex Alleanza Nazionale, ex Popolo della Libertà, ex La Destra, attualmente consigliere comunale di Fratelli d’Italia. Dicono di lui che sia uno tosto. Si erano perse le tracce negli ultimi tempi ma in questi giorni torna prepotentemente alla ribalta. Durante la seduta del consiglio comunale per l’approvazione del bilancio, prima si mette a favore di fotografi con un cartello con su scritto:” bilancio domenicale, Marino a casa prima di Natale”. Il tutto vestito in felpa con polo sotto, con colletto rialzato. Capisco che la domenica sera ti porta ad un certo tipo di vestiario, ma il luogo meriterebbe ben altri vesti.

Ma il clou della serata si raggiunge quando il clima si surriscalda. Rossin ed altri si trovano vicino ai banchi della presidenza, partono spintoni, urla e schiaffi tra lui e un altro campione di bon ton, il consigliere di Sel Peciola. I due non fanno rimpiangere l’assenza di Alzetta detto Tarzan. Rossin si scaglia con violenza sul presidente dell’assemblea Coratti, gli strappa il microfono e gli urla in faccia. Tra i due litiganti è Marino che subisce i danni. Si prende una gomitata involontaria in testa. Il sindaco ha la stessa reazione dei calciatori, quasi si accascia a terra. Autore lo stesso Rossin che chiederà scusa al malcapitato Ignazio che stava li seduto mentre attorno lui sembrava la scena di un film con Bud Spencer e Terence Hill.

Dario Rossin torna così in auge, almeno per un paio di giorni. dopo l’elezione era infatti sparito. Con Fratelli d’Italia era stato eletto insieme a Fabrizio Ghera, l’attuale capogruppo. Qualcuno si chiedeva se non fosse pronto ad un altro salto. Celebri i suoi manifesti elettorali 4×3 senza simbolo in attesa di “accasarsi”, con logo apposto successivamente.

Non è certo un attacco squadrista quello che abbiamo visto, (Peciola recita il solito copione trito e ritrito) ma il punto della questione è uno solo. Aldilà delle motivazioni, delle porcate che oramai spesso le aule elettive discutono e votano, in nessun modo dovrebbero venire meno le regole basilari della democrazia e del rispetto dei luoghi. Chi viene eletto rappresenta il popolo e viene pagato con soldi pubblici per produrre soluzioni non per rendersi protagonista di scazzottate e scene da cabaret. Si può fare un’opposizione dura senza usare questi metodi. Politicamente la si può pensare come si vuole e per essere eletti servono i voti e purtroppo non basta la serietà e la competenza, ma se ci fermiamo a pensare al partito in questione, FDI , dispiace che su quei banchi non siedano più persone educate ma preparate e determinate come Andrea De Priamo.

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