Adozioni: tanta pubblicità ma poca sostanza

Adozioni internazionali, diritto alla genitorialità e diritto all’accoglienza. In Italia molti proclami e dibattiti ma quella che manca è una riforma vera.

La politica si ricorda solo di tanto in tanto del “diritto all’accoglienza”, mentre è sempre molto attenta alla tutela e promozione del diritto alla genitorialità “naturale”, che poi di naturale ha ben poco se trattasi di fecondazione artificiale.  In particolare nelle ultime settimane si sono susseguite una serie di novità normative e iniziative parlamentari inerenti il mondo della famiglia, o meglio per coloro che una famiglia la vogliono far nascere.

Il 19 giugno scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la sentenza della Corte costituzionale che ha reso esecutiva l’abrogazione del divieto di fecondazione eterologa contenuta nella legge 40 del 2004. Le stime diffuse dall’Associazione Cecos Italia parlano di almeno 9.000 coppie italiane pronte a sottoporsi alla fecondazione eterologa, che nelle prossime settimane di Luglio saranno le prime pioniere di tale intervento in Italia.

Questa non è l’unica notizia dal fronte del diritto alla genitorialità, infatti le ulteriori novità sono due: il 12 giugno scorso è stato raccolto l’ultimo dei pareri favorevoli delle Commissioni competenti per il progetto di legge n. 1589 presentato il 17 settembre 2013 dai Ministri Bonino, Cancellieri e Kyenge durante il governo Letta, inerente ratifica della “Convenzione dell’Aja sulla giurisdizione, la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori”, fatta all’Aja il 19 ottobre 1996 e contenente anche alcune norme di adeguamento dell’ordinamento interno, ora pronto per passare al vaglio del Senato della Repubblica. Ci sono voluti solo 18 anni. La seconda è relativa ad una dichiarazione del Ministro Boschi rilasciata qualche istante prima dell’atterraggio del volo che ha portato in Italia i bambini congolesi bloccati per settimana nel loro paese in attesa di ricongiungersi con le loro famiglie adottive dopo 7 estenuanti mesi – una delle tante vicende vergognose del nostro paese in termini di adozioni internazionali – la quale ha assicurato che “a giugno, nell’ambito della riforma del Terzo Settore, metteremo mano anche alla riforma dell’adozione internazionale”.

Negli anni di proclami e promesse se ne sono fatte tante, soprattutto dalla politica, e altrettante sono sempre pronte le giustificazioni da parte delle istituzioni, come quelle di Cristina Ravaglia, direttore generale della Farnesina per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, la quale ha dichiarato che la vicenda dei 31 bambini congolesi è stato il solo frutto di “irregolarità nelle adozioni da parte di altri Paesi”. Naturalmente dagli addetti ai lavori la voce si leva alta da anni per chiedere una riforma organica per il sistema delle adozioni, nazionali e internazionali, il quale è segnato da una continua e crescente crisi, con una contrazione delle pratiche fino quasi al 50% rispetto al 2011.

maria elena boschiQuali sono le ragioni per cui lo Stato non presta attenzione a questo fenomeno, assolutamente ben monitorato dalle istituzioni, difatti esistono specifiche commissioni presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che operano in stretto collegamento tra politica e le autorità amministrative nazionali ed internazionali, non è dato saperlo. A tale domanda difatti non sappiamo dare una risposta oggettiva, se non rifarci a una analisi di tipo meramente antropologica, nella quale sicuramente da un punto di vista psicologico la ricerca di soddisfazione del “diritto” di essere genitore è sublimato dalla facilità di accesso alla fecondazione, rispetto alle pratiche di adozione. Chi si sta battendo da anni sulla problematica, in maniera costruttiva e soprattutto professionale, è l’Ai.Bi. Associazione Italiana Amici dei Bambini, la quale grazie alla sottoscrizione di oltre 15.000 famiglie del manifesto “Oltre la crisi. Più famiglie e più adozioni” è riuscita a riassumere quelle che sono le problematiche di una legge antiquata, e che non regge il confronto con gli altri paesi europei. Difatti l’Ai.Bi. ha offerto il suo aiuto allo stesso Ministro Boschi, forte del fatto che fu la stessa associazione ormai quasi trent’anni fa a contribuire alla redazione dei due testi normativi che disciplinano l’adozione e l’affidamento dei minori: la legge 184 del 1983, poi modificata dalla legge 149 del 2001. Tra i punti salienti di tale riforma, ormai condivisa da tantissime organizzazioni, vi è che siano i Servizi Sociali e non i tribunali per i Minori a dichiarare l’idoneità degli adottanti, limitare per legge il numero di incontri psicologici e uniformare l’iter a livello nazionale; rendere perentori i termini della procedura a garanzia della celerità dell’iter, riconoscere automaticamente la sentenza straniera di adozione (con acquisto immediato della cittadinanza); definire i requisiti qualitativi per gli enti autorizzati e farli rispettare; fissare dei costi standard per i servizi forniti dagli enti; razionalizzare l’iter eliminando passaggi inutili e, per esempio, trasferire la commissione per le Adozioni Internazionali (Cai) presso il ministero Affari Esteri.

adozioni famigliaA questo punto ci interroghiamo, come all’inizio, perché uno Stato così solerte a normare e liberalizzare su aborto e fecondazione, a tutela di quei principi di autodeterminazione della persona ed il suo diritto alla genitorialità “naturale”, non è ugualmente solerte nei confronti di quelle coppie che chiedono il diritto ad accogliere e tutelare un bambino nella propria famiglia. Da questo contesto non dimentichiamoci del grandissimo dibattito sulla questione dell’adozione dei bambini da parte delle coppie omosessuali. Premesso che ancora ad oggi non esiste un profilo normativo che sancisca il “matrimonio” tra pari dello stesso sesso, rimane sempre lo stesso dubbio: quando si arriverà all’istituzione della famiglia omosessuale – è ridicolo negare che questo non avverrà – il problema dell’adozione sarà ancora più cogente: se ad oggi una normalissima coppia sposata, under 40 ed eterosessuale, ha immense problematiche su questo fronte, figuriamoci le future nuove famiglie omosessuali (sempre che un giorno gli sarà garantito di adottare).

La famiglia è ormai universalmente riconosciuta come motore di crescita e sviluppo, non solo economico, ma soprattutto sociale, e non possono esistere diritti famigliari più meritevoli di altri, ma dovrebbe vigere un unico principio: la vita non è proprietà, ma è un bene sacro da tutelare ed accogliere.

Con pazienza attenderemo i prossimi sviluppi delle promesse fatte dal Ministro Boschi, nel mentre invitiamo tutte le coppie che hanno il desiderio di accogliere nella propria famiglia un orfano di rivolgersi ad organizzazioni specializzate che possano orientarle e supportarle per non rimanere imbrigliati nelle maglie della burocrazia italiana.

 

 

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