Il 10 febbraio si commemora la Giornata del ricordo delle vittime delle foibe della Venezia-Giulia e della Dalmazia.
La Giornata del ricordo è stata istituita con la Legge 92 del 30 marzo 2004. L’eccidio compiuto dai comunisti jugoslavi di Tito in Venezia-Giulia e Dalmazia fece centinaia di vittime tra il 1943 e il 1946. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i tedeschi entrarono a Trieste, Pola e Fiume. La Croazia annesse unilateralmente l’Istria e in questi territori furono condannati a morte i fascisti nemici della Jugoslavia comunista. Si stima che circa 600 italiani furono scaraventati nelle foibe o nelle miniere di bauxite. A Spalato, in Dalmazia, i partigiani comunisti uccisero 134 italiani tra cui vi erano fascisti, carabinieri e semplici civili. A Zara dopo i bombardamenti anglo-americani, nel 1944 seguì l’occupazione jugoslava. Qui vi furono 180 vittime, tra cui Pietro Luxardo, imprenditore che produceva il maraschino, spinto in mare con un macigno al collo. A Gorizia, nel 1945 furono uccisi italiani e sloveni e furono deportate circa 1000 persone. A Fiume fu eseguita l’epurazione dei fascisti, degli appartenenti al Partito Autonomista Fiumano e di esponenti del CLN. Alcuni corpi delle vittime furono recuperati dalle cavità carsiche rendendo nota la vicenda dell’eccidio compiuto dai partigiani di Tito.