Man Ray, artista poliedrico delle avanguardie del primo ‘900: dal Dadaismo d’oltreoceano al surrealismo parigino.
Man Ray, all’anagrafe Emmanuel Rudzitsky, è stato uno dei più grandi esponenti del Dadaismo, movimento culturale nato in Europa nel periodo del primo conflitto mondiale. Statunitense di seconda generazione, Man Ray nasce da una famiglia di immigrati russi di origine ebraica. Cresce e si forma culturalmente a New York dove, dopo aver abbandonato gli studi di architettura, lavora come grafico e disegnatore. Presto entrerà in contatto con lo stravagante mondo artistico della Grande Mela e stringerà amicizia con Marcel Duchamp, il quale lo convincerà a seguirlo a Parigi e lo introdurrà nel giro dell’avanguardia europea.
A Parigi Man Ray si dedica principalmente alla fotografia, mai banale, mai uguale a se stessa, ma dinamica e proiettata verso lo sperimentalismo. I suoi ritratti saranno tra i più ambiti della Parigi bene: artisti del calibro di James Joyce, Gertrude Stein e Jean Cocteau verranno immortalati dall’artista statunitense. Nella “Ville Lumière” partecipa alla prima esposizione surrealista alla galleria Pierre nel 1925 insieme a Picasso, Miró e Ernst. Man Ray è il primo fotografo surrealista della storia.
Man Ray rinuncia alle tecniche artistiche tradizionali e utilizza materiali e procedimenti in mondo non convenzionale, tanto che scopre per caso le Rayografie, battezzate con il suo stesso nome, ovvero fotografie ottenute con la semplice interposizione dell’oggetto tra la carta sensibile e la fonte luminosa. Nelle sue foto Man Ray esalta il carattere paradossale e inquietante del quotidiano descrivendo oggetti a noi familiari attraverso nuove e destabilizzanti sfumature.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale ritorna negli Stati Uniti. In questo periodo insegna pittura e fotografia in un college e prosegue il suo percorso artistico esponendo le proprie foto. Finita la guerra torna a Parigi dove vive fino alla fine dei suoi giorni. “Non curante, ma non indifferente” è l’epitaffio che veglia sull’artista all’ombra del cimitero di Montparnasse.
A cura di Margherita Romano.