11 febbraio 1979: la rivoluzione islamica in Iran

L’11 febbraio 1979 l’esercito reale dell’Iran, che aveva il compito di proteggere lo Shah Mohammad Reza Pahlavi, si arrese alle forze dei ribelli.

Il 1979 l’Iran fu protagonista di una serie di cambiamenti provocati da una rivoluzione che si sviluppò nel territorio. Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, l’Iran era una monarchia, con a capo lo Shah Mohammad Reza Pahlavi. rivoluzione iraniana

Durante la sua reggenza, e anche in vista di arricchire l’Iran e renderlo più potente, lo Shah iniziò una politica nazionalista, dando vita a un esercito a lui fedele. Nello stesso tempo, tuttavia, cercò di modernizzare l’Iran, avvicinandolo alla cultura occidentale, attraverso la cosiddetta Rivoluzione bianca.

Il suo tentativo fu però un insuccesso: le libertà da lui proclamate erano insufficienti e spesso paradossali, ad esempio le donne ebbero finalmente il diritto di frequentare le università, ma a nessuna di loro venne garantito il diritto di voto. In questo modo in Iran iniziò ad aleggiare un malcontento generale, soprattutto tra i sostenitori delle regole tradizionali, che seguivano le leggi della religione islamica, e tutti i cittadini di ideologia marxista.

Queste due fazioni, seppure così diverse fra loro, si unirono per contrastare il potere dello Shah, ponendo a capo dell’opposizione l’Ayatollah Khomeini, il maggiore capo spirituale sciita. L’ayatollah era stato esiliato da Reza Pahlavi anni prima, ma questo non gli impedì di comunicare con i ribelli e con l’intera popolazione iraniana dall’estero, incitandoli alla rivolta.

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AP Photo/Michel Lipchitz

Nonostante i tentativi di dialogo da parte dello Shah, che nominò come primo ministro il democratico Shapur Bakhtiar, le proteste nei suoi confronti proseguirono, tanto che il sovrano, il 16 gennaio 1979, abbandonò l’Iran rifugiandosi in Marocco. Ma i ribelli richiesero anche la deposizione del primo ministro, e l’11 febbraio 1979 perfino l’esercito cessò le ostilità con le forze dissidenti, cessando di proteggere il governo.

Fu proprio questo segnale che sancì, dopo trentasette anni, la fine della monarchia dello Shah e diede inizio alla Repubblica Islamica dell’Iran.

Nonostante alla rivoluzione avessero partecipato molti esponenti di sinistra, avversi al potere reale, ben presto essi furono estromessi dal governo e l’Ayatollah Khomeini accentrò su di sé ogni decisione. L’Iran divenne uno stato di ispirazione religiosa, strettamente legato alla sharia, la legge islamica. Le donne ritornarono alla loro vita di sudditanza, costrette a frequentare i luoghi pubblici in compagnia di un uomo, e coperte dalla testa ai piedi. Gli omosessuali vennero apertamente perseguitati, locali e luoghi dove i ragazzi potevano divertirsi furono chiusi e proibiti.

Una rivoluzione, quella iraniana, nata per far guadagnare più diritti ai cittadini, ma che ha fallito nel suo intento, con conseguenze su cui si discute ancora oggi.

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