Diffuse ed amate nei giardini e nei cortili di una volta, le ” piante delle nonne ” tornano in auge soprattutto per la facilità di coltivazione.
Se si ripensa ai giardini della nostra infanzia, a quelli delle nostre nonne, molte specie di piante, oggi acquistabili persino nei minimarket, non esistevano proprio.
Rispetto ad oggi, era estraneo il concetto di garden center o di mostra mercato: si preferiva, semmai, creare il proprio giardino o terrazzo, con piante scambiate e regalate, di cui magari neanche si conosceva il nome.
Parliamo di specie da sempre presenti negli spazi verdi e nelle case di una volta, specie nei cortili: bergenia, aspidistra, clivia, asparagina,ecc. Ecco le tipiche “piante delle nonne”.
Questi giardini erano tutti senza pretese, e senza nessun tocco di design o progettazione, fatti di piante “povere”, rustiche e resistenti, e soprattutto, di facile propagazione. Di solito, inoltre, non se ne conosceva il nome botanico, ma si attribuivano nomi di fantasia, variabili da zona a zona, che tuttavia designavano la stessa specie, senza eccezione da Nord a Sud.
Vediamo in dettaglio, alcune di queste specie.
Asparagina: fiori che profumano di cocco
L’Asparagus sprengeri, volgarmente detta asparagina, era onnipresente e coltivata per lo più’ in vaso.
Originaria dell’Africa australe, produce fusticini filiformi arcuati e ricadenti, lunghi anche fino a due metri, rivestiti di cladodi aghiformi, fusti trasformati in foglie, come avviene anche ad esempio nel pungitopo. Bacche rosse sono precedute in parimavera da minuscoli fiorellini bianchi, poco appariscenti ma profumati di cocco.
Il suo apparato radicale, molto invasivo, è formato da un sistema di radici carnose bianche a fascio, ricchi di tessuti di riserva; la moltiplicazione avviene attraverso esse, avendo cura di prendere parti muniti di germogli nella divisione primaverile del cespo. Sopporta temperature prossime allo zero e leggere gelate da adulta, ma in caso di gelo prolungato perde la parte aerea per germogliare nuovamente all’arrivo della bella stagione.
Molto bella ed ornamentale la varietà “coda di volpe”.
Aspidistra: cresce anche nei luoghi piu’ bui
L’Aspidistra elatior, era protagonista indiscussa dei cortili ombrosi, anche quasi completamente privi di luce: questo spiega la sua orgine, i fittissimi sottoboschi asiatici, in particolar modo cinesi. Sempreverde, non ha fusto, ma rizomi sotterranei ricchi di radici carnose da cui si sviluppano ciuffi di foglie lanceolate lunghe anche fino a 70 centimetri, verde scuro, lucide e coriacee.
Questa caratteristica la rende molto decorativa e ne diffonde l’uso come fogliame in bouquets e composizioni recise. I fiori, sono minuscoli e poco vistosi, rossastri, e compaiono in estate, anche se raramente si sviluppano nelle piante coltivate in vaso, ed ancora più difficilmente portano a maturazione bacche scure contenenti i semi coriacei.
E’ tra le specie da ombra, una delle più frugali, capace di sopravvivere anche se trascurata e ci si dimentica di innafiarla per un periodo.
Come l’asparagina, si moltiplica per divisione del cespo, assicurandosi che ogni porzione abbia almeno tre o quatro foglie.
Bergenia: resiste al forte gelo
Detta anche Giuseppina (perchè fiorisce intorno a S. Giuseppe, il 19 marzo), la Bergenia cordifolia era largamente coltivata nei giardini romantici di inizio novecento, salvo poi cadere in disuso.
Proveniente dalla Siberia, sopporta anche il clima degli inverni più rigidi, e tranne qualche irrigazione nelle estati più siccitose non abbisogna davvero di nulla. Alta al massimo quaranta centimetri, produce eleganti foglie che tendono a diventare rossastre con le basse temperature, dalle quali si dipartono le infiorescenze di fiori campanulati rosa, sorretti da brevi peduncoli.
Anche questa specie si moltiplica per divisione di rizoma. Lentamente sta tornando di moda, ed i vivai più forniti propongono oggi anche varietà a fiore porpora o bianco.
Clivia: dagli stupendi fiori arancioni
La Clivia miniata, della famiglia delle amaryllis, è da sempre coltivata in piena terra nelle nostre regioni meridionali per le belle foglie lanceolate verde scuro e la fioritura arancione ad inizio primavera, a cui seguono bacche rosse.
Al Nord viene coltivata invece come specie da serra o da appartamento, mentre al Centro sopravvive di base da Roma in giù, tollerando, se ben riparata anche temperature prossime allo zero.
La moltiplicazione avviene per seme, o piu’ velocemente per divisione dei cespi. Più difficile da reperire in commercio e’ la varietà albiflora, con fiore bianco panna.
Erba miseria: cresce praticamente ovunque
Botanicamente Tradescantia, l’erba miseria di contraddistingue per la sua vivace tonalita’ delle foglie: da verde brillante in T. fluminensis, al rosso e violetto della T. pallida e T. purpurea al variegato di bianco della T. zebrina.
Tra le “piante delle nonne” è forse la piu’ famosa e diffusa ancora oggi.
Quasi tutte hanno steli striscianti che radicano ai nodi, assicurando una veloce moltiplicazione ed una rapida diffusione in giardino; tutte si moltiplicano comuque anche per talea, che radica anche in acqua.
Particolare la specie T. sillamontana, con una morbida peluria setosa che la protegge dal gelo delle zone di origine, gli altipiani messicani. I fiori sono piccoli ma prodotti in abbondanza, durano un solo giorno ed a seconda della specie sono bianchi, rosa o lilla; azzurri nella specie Commellina.
Tra le specie finora descritte è la più sensibile al freddo, ma e’ in grado di rigenerarsi dalla base in seguito di forti gelate.
Si può concludere dicendo che tutte queste “piante delle nonne” appena descritte, un tempo così comuni da essere quasi banali, oggi si reperiscono con una certa difficoltà anche nei più forniti garden center, pieni magari di specie molto più sofisticate.