Sport e sostenibilità: impianti sportivi “insostenibili”

Sport e sostenibilità: impianti sportivi "insostenibili"

Impianti da favola ai limiti dell’impossibile. Ma quanto costano?

La sostenibilità nello sport

Esiste uno sport sostenibile? Bhe, se pensiamo agli sport milionari e invasi dai diritti televisivi, quelli hanno ancora molto poco di sostenibile. Eppure, gli sport potrebbero essere quanto di più economico ed ecologico ci sia, ovviamente pensati nella loro versione più pura. Quanti di noi hanno improvvisato dei campi da calcetto in campagna o per strada, dove gli unici segni tangibili erano le lattine che facevano da pali delle porte?

Ecco, lo spirito è questo. Spirito che però, per tutta una serie di ragioni, non può applicarsi sempre agli sport professionistici. Tutto ciò vale anche per il settore sportivo in generale e per quello che gli ruota attorno. Per esempio, oggi si cerca di fare le divise da gioco in materiale riciclabile; aziende quali Adidas addirittura impongono una divisa del genere ai loro clienti. Si cerca di ridurre al minimo gli spostamenti o di costruire impianti sostenibili o che possano essere riutilizzati più volte e non occasionalmente, come nel caso delle Olimpiadi.

Allora, sarà proprio su quest’ultimo aspetto che ci soffermeremo: gli impianti. Ma non come vengono costruiti, se ci sono i pannelli solari o se verranno riutilizzati. Parliamo di quegli impianti che invece, di ecologico hanno molto poco, ma di impatto economico e sociale ne hanno pure troppo. Impianti nati come attrazione turistica, in luoghi in cui il turismo è vista come soluzione alle carenze economiche.

Ski Dome Dubai: la neve nel deserto

Il caso più famoso è lo Ski Dome di Dubai. Sembra un paradosso, eppure è così. Anche nel luogo più caldo della terra, quello che ha costretto a spostare il calendario del mondiale di calcio in inverno pur di essere ospitato lì, proprio a causa delle alte temperature, c’è una pista da sci. In molti storcono il naso nel sentirlo dire, chiedendosi: “Ma come è possibile?!”. Bhe, la neve artificiale non è un mistero per nessuno, visto che viene utilizzata per incrementare il manto nevoso su piste, diciamo “vere”, ma il problema è un altro.

La neve, come ci insegnano a scuola, si forma a partire dall’acqua. E se è vero che a Dubai la pioggia fa capolino ogni tanto (per non dire “mai”), l’acqua da dove arriva? Da qualche sorgente non troppo distante dalla città, o può anche essere desalinizzata proveniente dal mare. Se pensiamo ad una azione sostenibile e responsabile sicuramente ci sono azioni per cui c’è bisogno di acqua e, forse, una pista da sci in mezzo al deserto non è proprio prioritaria….Sapete infatti di quanta acqua c’è bisogno per una pista da un ettaro? 1 milione di litri d’acqua, cioè 1000 metri cubi e se consideriamo che a Dubai l’acqua non viene dal cielo…

Tunisia: acqua preziosa…per i turisti

E ancora, un altro esempio sono i campi da golf in acuni resort Tunisia. Anche qui parliamo di un paese, si mediterraneo, ma prevalentemente desertico. La Tunisia non è esattamente un paese ricco, per cui l’attrazione di turisti e capitali diventa la prima fornte di sviluppo per il paese. Però, anziché concentrarsi sui siti archeologici o sul turismo costiero, si concentrano altrove. Sul golf.

Molti di questi resort si trovano presso grandi città del passato, come Cartagine e Djerba, importanti al tempo dei romani ed oggi grandi siti archeologici. Eppure, si preferisce puntare ad attirare un turismo di fascia elevata e fornire loro i diveritmenti e attrazioni a cui sono abituati a casa loro come il golf o il calcio, seppure non sostenibili in Tunisia. Nella regione nord del Paese ci sono diversi bacini acquiferi, ma la maggioranaza di questa acqua viene utilizzata proprio per alimentare queste strutture ricettive e consentirgli di offrire un’offerta turistica sportiva non sostenibile. Avete idea di quanta acqua consumi un campo da golf? Le variabili da prendere in considerazione sono diverse, la grandezza del campo (se sono le classiche 18 buche o più), le condizioni del terreno e soprattutto quelle metereologiche. Negli Emirati Arabi ad esempio, si è stimato che un solo campo consumi 1 milione 150 metri cubi l’anno di acqua, la stessa che serve per uso e consumo ad una città di 15.000 persone, poco più di quelli che abitano sull’isola di Capri.

Un passo avanti o due indietro?

Insomma, due realtà in cui si fa del turismo il fattore trainante dell’economia, ma andando anche oltre i limiti. Dubai è sicuramente il prototipo della città moderna: ricca di grattacieli, attrazioni di ogni tipo, hotel superlusso e la chicca è senza dubbio il mare che si trova davanti. Gli emiri hanno investito tanto per portare Dubai ad essere una delle capitali del mondo moderno. Possiamo dire che ce l’hanno fatta, ma il passo da “supercittà” a “Paese dei Balocchi” è stato breve.

Questa famosa pista da sci ne è un esempio. Si paventano addirittura delle Olimpiadi invernali qui, poiché tutto fa tendenza e soprattutto introiti. Avete idea di cosa vorrebbe dire fare un’Olimpiade invernale in una location come Dubai: praticamente due mondi opposti che si incontrano e sia il CIO che paese ospitante sottoposti ad un’indubbia attenzione mediatica ed economica. Milano ha già annunciato che per le Olimpiadi 2026 prenderà esempio proprio dalla città araba, provando a costruire una pista in città, dove ormai la neve è solo un lontano ricordo.

E che dire delle Tunisia, in cui sicuramente non mancano le bellezze sia storiche che naturali. Fu una provincia romana e conta infatti diversi siti archeologici, il famoso Museo del Bardo a Tunisi e tante località di mare. Insomma, ci sono settori su cui puntare. Ma ad oggi non bastano, evidentemente. Si vuole attrarre un altro genere di turista, uno che magari abbia tanti soldi in tasca e investa pure. E anche qui, resort principeschi con annessi campi da golf, lì dove non potrebbero esserci.

Soluzioni?

Insomma, non è che non si debba fare “turismo sportivo”, ma bisogna farlo lì dove si può. Per quanto possa essere pittoresco sciare nella città più calda della terra, questo sport sarebbe meglio farlo sulle Alpi, in Canada o negli altri luoghi che lo permettono.

Ecco quindi, che non c’è bisogno di forzature per attrarre qualcuno, basta fare affidamento a ciò che si possiede e investire in quello. In Tunisia sui siti archeologici, a Dubai sul mare, siamo sicuri che i turisti non mancheranno.

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