Disintossicarsi dalla fast fashion: prendersi cura di sé rinunciando ad essa

Campagna Detox di Greenpeace

Amare noi stessi significa anche prenderci cura del nostro corpo prestando attenzione ai nostri acquisti, soprattutto di fast fashion.

Come tutti sappiamo, il mese di febbraio è dedicato all’amore. Amore verso il proprio partner ma anche verso lo sport, amore per il cinema…

C’è poi l’amore verso se stessi, che molti di noi decidono di dimostrarsi prendendosi cura del proprio corpo. Quante volte infatti, soprattutto al termine delle festività natalizie, abbiamo intrapreso diete per perdere quei chili di troppo o per disintossicarci? Vedere dei risultati allo specchio sicuramente ci aiuta nel perseguimento del nostro intento.

Campagna Detox di Greenpeace

Se vi dicessimo però che la nostra salute passa anche dalla pelle? No, non stiamo pubblicizzando una crema corpo! Troppo spesso ci concentriamo su ciò che mangiamo ma non ci facciamo mai la domanda se gli abiti che indossiamo in qualche modo abbiano un impatto sulla nostra salute. Dobbiamo dirvi la verità: sì, il sistema moda con il quale ci confrontiamo ogni giorno è ben altro che salutare ma tranquilli, abbiamo già delle piccole accortezze da consigliarvi.

Nel 2011 GreenPeace ha avviato una campagna chiamata Detox avente come finalità quella di analizzare gli impatti ambientali della fast fashion. Un sistema basato sulla rapidità della produzione, un basso costo della manodopera e una scarsa qualità delle materie prime non poteva che avere dei risvolti disastrosi a livello ambientale.

Purtroppo l’ambiente non è l’unico a rimetterci in questa competizione all’insostenibilità. Persone coinvolte nella lavorazione degli abiti, impiegate nei reparti di sbiancamento e colorazione dei capi o anche semplicemente abitanti della zona nella quale si trovano questi stabilimenti, soffrono sempre di più di malattie respiratorie e di dermatiti da contatto.

Lavoratori impiegati nella sbiancamento dei jeans
Lavoratori impiegati nella sbiancamento dei jeans

Quanto ci fa male la fast fashion?

Se vi state chiedendo questo cosa abbia a che fare con noi, ve lo sveliamo subito. Durante la Campagna Detox, Greenpeace si è concentrata non solo sull’analisi delle acque reflue e i terreni circostanti i poli produttivi, ma ha svolto una ricerca sugli agenti chimici presenti su capi di abbigliamento già nel punto vendita. A queste sostanze tossiche presenti a suo tempo (2012) su capi venduti dai principali brand di fast fashion si sono andati aggiungendo anche l’etossilato di nonilfenolo (utilizzato per sbiancare i vestiti) e la formaldeide che rende perfetti i capi presenti sugli scaffali dei vari negozi.

Il problema che pensavamo essere distante da noi, ci riguarda molto più di quanto potessimo immaginare, soprattutto se molti di questi agenti rimangono sui nostri vestiti addirittura per alcuni lavaggi.

Campagna Detox di Greenpeace
Campagna Detox di Greenpeace

Cosa possiamo fare?

Cosa fondamentale prima dell’utilizzo di un qualsiasi capo è il lavaggio. Si calcola che per eliminare alcune sostanze come la formaldeide siano necessari 7 lavaggi! Quindi prima regola: lavare prima di utilizzare!

Seconda regola è sicuramente quella di leggere per bene le etichette e la provenienza dei capi. In alcuni paesi, soprattutto asiatici, la normativa vigente sull’utilizzo di agenti chimici è differente rispetto a quella applicata a livello europeo. Diviene quindi fondamentale, informarci bene prima di acquistare determinati tipi di capi.

Terza regola è sicuramente quella di leggere bene la composizione dei capi e preferire tessuti naturali rispetto al poliestere che oltre ad avere un forte impatto ambientale a causa del rilascio di microplastiche durante il lavaggio, molto spesso provoca eccessiva sudorazione perché la pelle non respira.

Quindi la prossima volta che penseremo di prenderci cura di noi stessi, valutiamolo profondamente e in ogni sua sfumatura.

Disintossichiamoci dalla fast fashion.

di Federica Leo

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