“Progettiamo il rilancio”. Le risposte di Terzo settore e giovani agli Stati Generali per reinventare il paese.
“Progettiamo il rilancio”. È così che il governo Conte ha lanciato un appello all’azione convocando nelle scorse settimane gli Stati Generali dell’Economia. L’obiettivo era ambizioso: lavorare insieme in un contesto in cui riformare il paese non è sufficiente ma occorre “reinventarlo”. Non sono mancate le risposte di Terzo settore e giovani, attenti a un processo che può essere un’importante opportunità ma che pone, al contempo, numerose sfide.
Sentir parlare di “Stati generali” richiama alla mente la Francia del 1789. È allora che i rappresentanti dei tre stati francesi, convocati da re Luigi XVI, presentarono al sovrano i cahiers de doléances (i quaderni delle lamentele), esponendo critiche e rivendicazioni rispetto alla società del tempo.
Come durante lo storico evento, dal 13 Giugno, il governo guidato da Conte ha tenuto una serie di incontri per lavorare insieme ad un obiettivo importante: progettare il rilancio dell’Italia post Covid 19.
Così, nella splendida cornice di Villa Pamphili, a partire dal masterplan preparato dal governo, i rappresentanti di istituzioni, imprenditori e parti sociali, hanno presentato progetti e proposte.
Il tutto servirà per formulare insieme un piano per la ripresa economica italiana attraverso l’impiego dei fondi Next Generation EU.
Il terzo settore risponde all’appello
Non poteva mancare quindi anche il terzo settore, uno dei principali attori economici del paese e, secondo l’indagine Eurispes, settore in cui il 70% degli italiani ripone parte della propria fiducia.
L’invito del governo conferma quindi e riconosce un’importante verità: il terzo settore non va ricordato solo nelle situazioni di emergenza, nelle quali non mancano mai le risposte immediate, ma deve contribuire ad una pianificazione di lunga durata!
E, anche in questo caso, le risposte non si sono fatte attendere. Numerose le proposte e i progetti presentati da un mondo variegato ma che allo stesso tempo mira allo stesso obiettivo. Motivo per il quale, al di la delle specifiche iniziative, sono emersi diversi punti in comune.
Proposte comuni per il rilancio del nostro paese
Condivisa da tutti gli attori del terzo settore è, innanzitutto, la necessità di “fare rete”. Una rete permanente che coinvolga istituzioni, enti di diversi ambiti e comunità. Una rete che metta in comune strumenti e competenze, coinvolgendo anche gli attori presenti sul territorio. È così che si potrà garantire un sistema di welfare accessibile e che possa rispondere ai bisogni di tutti, dal centro alla periferia.
Centrale in questo è il ruolo della formazione. Investire nella formazione significa rinnovare il sistema, attrarre e valorizzare nuove risorse. Ma formare significa anche reintegrare chi potrebbe contribuire alla crescita del nostro paese ma al momento ne è escluso. Sviluppo inclusivo e sviluppo sostenibile sono, poi, le parole chiave per il rilancio dell’Italia di oggi e per l’Italia di domani. Quel che serve sono azioni in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, includendo tutti i cittadini nella condivisione di oneri ed onori. Perché tutto questo diventi reale, si auspica ad un piano chiaro in cui obiettivi e step siano ben definiti.
Progettare il rilancio “con” e non “per”. I giovani degli Stati Generali
Progettare il rilancio del paese senza considerare il mondo dei giovani sarebbe stato impensabile. Tuttavia, sebbene il masterplan del governo avanzi tre macro proposte, è soltanto coinvolgendo e confrontandosi con i diretti interessati che un piano può funzionare!
Meno strutturata, la consultazione con rappresentanze del mondo giovanile è avvenuta in tre momenti diversi e con modalità di partecipazione differenti.
A rappresentare ufficialmente le associazioni giovanili è stato il Consiglio Nazionale dei Giovani. Punti forti delle riforme proposte sono stati: sostenere i tanti giovani che studiano e lavorano e supportare chi sente che emigrare sia l’unica opportunità rimasta.
Inizialmente sfavorevoli alla partecipazione al tavolo di confronto, hanno poi deciso di incontrare il capo del governo anche i giovani attivisti di Fridays for Future. Si è creata così l’occasione di presentare il loro programma di azioni per la transizione ecologica, unica opzione per il futuro delle giovani generazioni.
Fuori programma l’incontro con i rappresentanti del movimento giovanile Magnitudo Italia. Intenti a fare un sit-in, hanno suscitato l’interesse del premier tanto da invitarli a presentare un elenco di proposte concrete per il rilancio.
Quando la crisi crisi può diventare opportunità?
Certo è che l’invito del governo apre il sipario su una prospettiva nuova: lavorare insieme per un rilancio sostenibile e inclusivo!
Così, all’interno di un contesto di estrema difficoltà, al di là degli interventi economici che verranno, quello che più fa riflettere è che il confronto può diventare lo strumento per trasformare la crisi in opportunità. Ma quale opportunità?
L’opportunità di dare una risposta a problematiche che non sono nuove per il nostro paese! Sono problematiche che la pandemia ha solo estremizzato, fino ad un punto di non ritorno, in cui blande riforme e investimenti tappa-buchi non reggono più.
Ma anche l’opportunità di iniziare un processo di collaborazione stabile per costruire risposte condivise a sfide sempre più interconnesse.
La risposta dal terzo settore è un’importante dimostrazione di quanto questo mondo creda nel dialogo, sia pronto a confrontarsi, e sia capace di formulare insieme risposte concrete verso obiettivi condivisi.
Cosa accadrà dopo?
Insomma, i primi passi sembrano positivi ma le sfide sono tante.
Quindi ci chiediamo: questo confronto avrà un peso nel piano finale del governo? o è destinato a rimanere soltanto una piacevole chiacchierata a villa Pamphili, contornata da polemiche? Nel reinventare l’Italia, riusciremo a prevedere dei meccanismi di partecipazione sempre più ampi, giungendo anche a chi fatica a sentirsi rappresentato?
Nell’attesa di trovare le risposte a queste domande, l’importante è non sedersi ad aspettare.
di Linda Rombolà