Sassuolo-Juventus dello scorso campionato. Nicolò Fagioli viene sostituito poco dopo aver commesso un errore e, una volta in panchina, scoppia in un pianto disperato. Un fermo immagine, questo, rimasto negli occhi di molti di noi, ancora ignari di cosa davvero si celasse dietro quelle lacrime.
Questo l’antefatto di quanto andato in scena nei mesi scorsi, con lo scandalo ribattezzato calcio-scommesse, che ancora una volta colpisce il nostro calcio. Quel calcio che in un anno ci ha dato l’immagine di Dottor Jekyll e Mr Hyde, luce e buio, campione d’Europa e non qualificato al mondiale per la seconda volta di fila.
Immagini e figure di questa storia
Succede che, alla Schettino, Roberto Mancini lascia la nave nel momento del bisogno. I famosi “petroldollari” hanno bussato anche alla sua porta e lui gliel’ha spalancata. La Nazionale viene allora affidata a Luciano Spalletti, reduce dal fantastico scudetto di Napoli, ma che non ha comunque la bacchetta magica.
L’Italia deve così adattarsi velocemente a tante novità, correndo contro il tempo, i risultati e gli imprevisti. E già, perché se già non bastava la tempesta, un vero e proprio tsunami si abbatte sugli azzurri.
Fabrizio Corona, con metodi davvero poco ortodossi, inizia infatti a far trapelare lo spettro terribile del calcio-scommesse. Di nuovo. In un periodo non proprio roseo per il nostro calcio.
“Coverciano, abbiamo un problema” (semicit.)
Corona, dicevamo, dapprima inizia a dare indizi su chi potrebbe essere il sospettato. Poi allarga la visuale, lasciando intendere che più di un calciatore sia coinvolto. Da re del gossip qual è, riesce a canalizzare l’attenzione sui suoi canali social, in una sorta di telenovela, tenendo tutti sul filo del rasoio. E alla fine saltano fuori i nomi: Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo hanno scommesso illegalmente. Ed è notizia delle ultime ore che anche Alessandro Florenzi sia coinvolto in questa triste vicenda, avendo anche lui giocato a poker su piattaforme illegali.
Attenzione però. Non hanno fatto del vero e proprio calcio scommesse, ovvero non hanno venduto le partite, come era accaduto negli scandali precedenti, ma hanno scommesso sui risultati utilizzando piattaforme illegali. “Eh beh”, direte voi, “come qualsiasi persona”. Peccato che loro non siano persone qualsiasi ma calciatori di Serie A.
Per il regolamento infatti, a loro è consentito scommettere su tutti gli sport, tranne il calcio e soprattutto, non possono scommettere sulla squadra per cui giocano. Dei tre, Zaniolo è quello che ne esce “meglio”, in quanto ha usato le piattaforme illegali solo per giocare a poker e blackjack. Gli altri due hanno invece scommesso sul calcio e, nel caso di Tonali, anche sulla propria squadra, ovvero il Milan (adesso gioca al Newcastle).
E qui, un’altra immagine rimarrà nelle nostre menti per lungo tempo: la polizia che si reca a Coverciano per sequestrare i cellulari di Tonali e Zaniolo, che erano stati convocati per le partite di ottobre. Tutto ciò accade a un solo giorno dal big match contro l’Inghilterra, in un clima già di per sé teso.
Una lezione da ricordare
E qui la tifoseria si interroga: “Ma perché?!”; “Hanno tutto!”; “Poverini, sono ludopatici”. Quest’ultima frase quella che campeggia su diverse prime pagine e che si sente ripetere più spesso.
Questo perché, effettivamente, viene accertato che sia Fagioli che Tonali soffrono di questa patologia. Il che però non sembra essere meno grave. Paradossalmente anzi lo è di più, vista anche la giovane età dei due: 22 anni Fagioli e 23 Tonali. Questo vuol dire che il disagio parte dal profondo.
Entrambi pagano con la squalifica: 10 mesi per Fagioli, con l’aggiunta di seguire una terapia per curarsi dalla ludopatia. Va peggio a Tonali: 18 mesi, un anno lontano dai campi e non potrà giocare l’Europeo 2024 (ammesso che l’Italia si qualifichi), con 6 mesi di terapia.
E qui torniamo alle lacrime di Fagioli durante Sassuolo-Juventus. Quelle lacrime venivano da un mix di sentimenti strettamente legati a questa situazione. La frustrazione per aver sbagliato. La delusione per essere stato sostituito. L’ansia di non vedersi rinnovato il contratto e infine, la paura di non poter pagare i debiti di gioco.
Troppo buoni coi nostri ragazzi?
La Juventus da subito, decide di stare vicino al ragazzo, consentendogli comunque di allenarsi con la squadra. Ma (un grosso “ma”), una volta che la procura chiude tutte le indagini, rinnova il contratto del ragazzo.
Non è forse un po’ troppo? Per un ragazzo abituato alla ricompensa facile della scommessa, questo “premio” non arriva forse troppo presto? Perché è corretto non farlo sentire emarginato, ma forse per il rinnovo del contratto si poteva aspettare un altro po’.
Questa storia ci dice molto di più. Questi ragazzi famosi altro non sono che l’immagine speculare di tanti altri ragazzi del nostro paese, attirati nelle grinfie della ludopatia. Si stima infatti che i nostri ragazzi inizino prestissimo a scommettere, fra i 9 e i 12 anni (praticamente alle elementari) e che il 10% di quelli in età scolastica siano scommettitori assidui, praticamente a un passo dalla ludopatia.
Il mostro: Ludopatia
Questa purtroppo pare essere la nuova, subdola, frontiera delle dipendenze. Una dipendenza infida, di cui spesso non ci si rende conto. Non se ne rende conto la famiglia, poiché non vede grandi cambiamenti nella persona, come magari può accadere con chi ha a che fare con droghe o alcol. Non se ne rende conto l’ammalato, che vuole sempre di più e non pensa alle conseguenze fino a che la situazione non sfugge di mano.
La ludopatia ci fa credere intelligenti, perché abbiamo indovinato risultati che nessuno avrebbe pronosticato. Ci fa sentire potenti, perché vinciamo. Quella scarica di adrenalina abbinata alla vincita in denaro ci fa sentire invincibili e sempre più avidi, ma può essere devastante.
Insomma, il nostro calcio e con esso il nostro paese, non stanno consegnando una bella immagine della nostra gioventù. Una gioventù che sembra avere tutto, eppure non basta. Una gioventù dalla doppia faccia: in pubblico tutti perfetti, dietro le quinte chissà.
La vera scommessa
Si avvicina un’altra pausa Nazionali, in cui non ci saranno giovani promesse del nostro calcio. Una pausa carica di tensione, visto quanto c’è in gioco.
E questa volta, la scommessa da vincere non si limita al campo da gioco ma va oltre. Perché non c’è solo un’immagine da salvare, ma probabilmente un’intera generazione.